"Tanto gentile e tanto onesta pare"
Uno dei sonetti più celebri della Vita Nova è contenuto nel ventiseiesimo capitolo. Da un punto di vista metrico, presenta uno schema a rima incrociata nelle quartine e invertita nelle terzine.
Nella prima quartina, Dante descrive Beatrice con gli aggettivi "gentile" (nobile d'animo) e "onesta" (riferito al portamento di una persona nobile), temi tipici dello Stil Novo. Quando Beatrice saluta, il poeta perde la parola e abbassa lo sguardo per l'emozione.
Nella seconda quartina, Beatrice procede sentendosi lodare con atteggiamento benevolo, "vestita d'umiltà". Dante usa il termine "cosa" per descriverla, riferendosi alla sua natura ineffabile, quasi angelica.
Le terzine mostrano come la bellezza di Beatrice infonda una dolcezza che solo chi la sperimenta può comprendere. Dal suo volto sembra muoversi uno spirito d'amore che dice all'anima: "Sospira!".
📝 Nota bene: In questo sonetto emerge chiaramente il concetto stilnovistico della donna angelicata - Beatrice non è solo una bella donna ma un simbolo della divinità ("a miracol mostrare"), un tramite tra l'uomo e Dio.
Il sonetto raccoglie gli elementi tipici dello Stil Novo: il saluto, la donna angelicata, il tremore, la personificazione dello spirito d'amore e l'ineffabilità. L'esperienza descritta non è solo personale ma ha un valore universale, elevando l'amore terreno a esperienza spirituale.