L'ottava bolgia: i consiglieri fraudolenti
Dante e Virgilio giungono all'ottava bolgia, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti. Questi peccatori, che in vita usarono la lingua per ingannare, ora sono imprigionati dentro lingue di fuoco che li avvolgono completamente.
Osservando la bolgia, Dante prova un profondo dolore, tanto che la sua mente si contorce al solo pensiero di ciò che vede. Sul fondo dell'immensa bolgia, innumerevoli fiammelle illuminano lo spazio, creando uno spettacolo inquietante ma affascinante.
Per descrivere la scena, Dante utilizza due potenti similitudini. La prima paragona la quantità di fiamme alle lucciole che un contadino vede al crepuscolo estivo. La seconda, di carattere biblico, richiama il carro di fuoco che avvolse il profeta Elia quando fu rapito in cielo, evidenziando la qualità divina della punizione.
💡 Nota come Dante non veda direttamente i peccatori: scorge solo le fiamme che li nascondono, simbolo perfetto di come la loro vera natura fosse celata anche in vita dietro parole ingannevoli.
L'attenzione di Dante viene catturata da una fiamma particolare, divisa in due punte. Quando chiede a Virgilio chi siano questi peccatori, apprende che si tratta di Ulisse e Diomede, condannati insieme per tre inganni: il cavallo di Troia, l'inganno ad Achille per riportarlo in guerra e il furto della statua di Pallade. Affascinato, Dante esprime il desiderio di parlare con loro.