Giovanni Pascoli: Il Poeta del Fanciullino
Pascoli (1855-1912) vive un'infanzia segnata da tragedie familiari: l'assassinio del padre, la morte della sorella e della madre. Questa distruzione del "nido" familiare segna per sempre la sua poetica, dominata dalla nostalgia e dal bisogno di protezione.
Dopo gli studi a Bologna (interrotti da un arresto per attività anarchiche), Pascoli ricostruisce una famiglia con le sorelle Ida e Maria. Quando Ida si sposa nel 1895, per lui è un trauma - sente tradita la sicurezza degli affetti familiari.
La sua poetica del fanciullino è esposta nell'omonimo saggio del 1897. In ogni uomo adulto sopravvive un "fanciullo" che vede tutto per la prima volta, con meraviglia. Il poeta è chi riesce a dare voce a questo fanciullino interiore, scoprendo la poesia nascosta nelle cose.
Le opere principali includono Myricae (piccole liriche della natura), i Poemetti (vita di campagna con sperimentazione linguistica), i Canti di Castelvecchio e i Poemi Conviviali (personaggi del mito classico). Nell'ultimo periodo assume toni nazionalistici da "poeta-vate".
Caratteristica unica: Pascoli non canta mai l'amore o le donne - la sua poesia ruota sempre attorno al tema dell'orfanezza e del bisogno di protezione familiare.