La poesia del Novecento: dall'avanguardia all'ermetismo
Il primo Novecento italiano vede la nascita di movimenti d'avanguardia che rivoluzionano il linguaggio poetico. Il Futurismo, lanciato da Filippo Tommaso Marinetti con il manifesto del 1909, propone un'esaltazione della modernitร , della velocitร e della macchina, rifiutando la tradizione e sperimentando forme espressive rivoluzionarie come le "parole in libertร ".
Contemporaneamente, gli scrittori che collaborano alla rivista fiorentina "La Voce" sviluppano la "poetica del frammento", privilegiando forme brevi e intense. Mentre la letteratura europea รจ attraversata da varie correnti d'avanguardia (Dadaismo, Surrealismo), in Italia emerge la figura di Giuseppe Ungaretti AlessandriadโฒEgitto1888โMilano1970.
Ungaretti, con le raccolte Il porto sepolto (1916) e Allegria di naufragi (1919), poi confluite ne L'allegria (1931), rivoluziona la metrica tradizionale creando un verso brevissimo, essenziale, che valorizza il singolo vocabolo. La sua poesia, nutrita dall'esperienza traumatica della guerra, cerca di cogliere momenti di illuminazione improvvisa, in cui la parola si carica di valori simbolici.
Memorabile! Poesie come "Veglia" o "Soldati" riescono a condensare in pochissime parole l'intera tragedia della guerra e la precarietร dell'esistenza umana.
Molto diversa รจ la poetica di Eugenio Montale Genova1896โMilano1981, che con Ossi di seppia (1925) inaugura un percorso poetico caratterizzato da un radicale pessimismo e da uno stile antiretorico. La tecnica del "correlativo oggettivo" permette a Montale di esprimere stati d'animo attraverso oggetti concreti, in una poesia che rifiuta ogni consolazione facile e ogni mito del suo tempo.
Infine, Pier Paolo Pasolini Bologna1922โRoma1975 rappresenta una figura poliedrica e controcorrente nel panorama culturale italiano. Poeta, romanziere, regista e intellettuale impegnato, Pasolini sviluppa nella sua opera una critica radicale alla societร dei consumi e alla perdita delle culture popolari tradizionali. Il suo amore per gli "ultimi" e per le periferie (dal Friuli alle borgate romane fino ai paesi del Terzo Mondo) si esprime in opere come Ragazzi di vita (1955), Le ceneri di Gramsci (1957) e nei suoi film, da Accattone (1961) fino alle opere piรน sperimentali degli ultimi anni.