Il Preludio di Emilio Praga: manifesto della Scapigliatura
Il "Preludio" si apre con un'immagine potente: "Noi siamo i figli dei padri ammalati". Praga descrive la sua generazione come aquile disorientate durante la muta, che volano senza meta sopra "l'agonia di un nume". È il ritratto di intellettuali che hanno perso ogni certezza, soprattutto quella religiosa.
Nelle prime quattro strofe, Praga esprime un deciso rifiuto verso la figura di Alessandro Manzoni, rappresentante di quei valori religiosi e morali ormai inaccettabili. Il verso "tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora! Cristo è rimorto!" rappresenta il culmine di questa ribellione contro la figura paterna letteraria, ma nasconde anche una paradossale nostalgia per quella fede perduta.
Nella seconda parte, il poeta definisce i temi centrali della sua poesia: la Noia (con la maiuscola, quasi divinizzata), il dubbio, il vizio, il contrasto tra ideale e realtà degradata. Praga canta "le litanie di martire e d'empio" e "gli amori dei sette peccati", rivelando l'attrazione verso la perdizione e il male tipica degli scapigliati.
💡 Il verso finale "ma canto il vero!" è una dichiarazione di poetica fondamentale: Praga rifiuta ogni "maschera al pensiero" e si impegna a rappresentare la realtà nella sua cruda verità, senza abbellimenti o ipocrisie.
Il componimento si caratterizza per un linguaggio che mescola il sacro e il profano, utilizzando metafore religiose rovesciate e immagini di degradazione. La tensione tra aspirazione all'ideale e caduta nel "fango" esprime perfettamente il tormento dell'anima moderna che gli scapigliati sentivano di rappresentare: divisa, inquieta e priva di solidi punti di riferimento.