La Metafora della Rosa e la Verginità
Sacripante sviluppa una delle similitudini più famose della letteratura italiana: la verginella è simile alla rosa. Finché resta sul suo ramo, protetta dalle spine, tutti la ammirano - "gioveni vaghi e donne inamorate" vogliono averla per ornare petto e tempie.
Ma appena viene colta "dal materno stelo", perde immediatamente "favor, grazia e bellezza". Allo stesso modo, la vergine che perde il suo "fiore" (la verginità) "perde nel cor di tutti gli altri amanti" il valore che aveva prima.
Questo monologo rivela la mentalità dell'epoca sulla verginità femminile, ma anche la sofferenza autentica di un uomo innamorato che si sente arrivato troppo tardi. Sacripante è venuto dall'Oriente fino in Francia seguendo le tracce di Angelica e Orlando.
La sua storia è quella di tanti amanti respinti: ha saputo della battaglia, della sconfitta di Carlo Magno, e ora cerca disperatamente Angelica senza trovarla. La "trista e ria novella" lo fa "penare, affliggere, lamentare".
Contesto culturale: La metafora della rosa riflette i valori della società rinascimentale, ma Ariosto la presenta con una certa ironia - sappiamo che Angelica è tutto fuorché una vittima passiva.