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XXVI CANTO DELL’INFERNO, DIVINA COMMEDIA

12/10/2022

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canto XXVI
TEMA DEL CANTO:
il tema di questi canto é l'amore per la conoscenza, per gli antichi lo
scopo della vita dell'uomo è la FELICITÀ

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canto XXVI TEMA DEL CANTO: il tema di questi canto é l'amore per la conoscenza, per gli antichi lo scopo della vita dell'uomo è la FELICITÀ che proveniva dal sapere. (tanto che lui pone nel limbo i magnanimi ovvero colore che vissero per l'amore della conoscenza). questo canto è il canto di Ulisse, l'eroe protagonista dell'odissea di omero, che Dante incontra nell'ottava bolgia, dove vengono puniti i consiglieri fraudolenti. Dante, infatti, immagina che ulisse non torni mai a Itaca ma, partitosi da circe, intraprenda con i pochi compagni rimasti Pultima e la più audace avventura: il viaggio oltre le colonne d'Ercole. con il canto XXVI Siamo, dunque, nell'ottava bolgia. sul suo fondo si aggirano Fiamme (come le lucciole nelle sere d'estate...) che Fasciano le anime tormentate di questi dannati: lingue di fuoco che paiono alludere, in raffinato contrappasso, alle “lingue» di cui questi dannati fecero uso peccaminoso. Questi sono, infatti, i consiglieri fraudolenti: individui di speciale e sofisticata intelligenza. Dante incontra una fiamma biforcuta in cui vengono puniti ulisse e diomede. Le scelleratezze di ulisse vengono elencante puntualmente tutte da Dante. Quella di dante è una vera e propria angosciata riflessione. quando viola le colonne d'Ercole entra nell'Atlantico e procede verso sud ovest. Ulisse si dirige in consapevolmente verso il purgatorio ei suoi compagni li dicono di non attraversare le colonne d'Ercole e lui per convincerli pronunciò...

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un discorso quindi utilizza l'arte dell'oratoria per attraversare e. Dopo cinque mesi compare una montagna detta la montagna del Purgatorio ma la nave affonda poiché nessuno può dirigersi verso la salvezza senza il consenso di Dio PERCHÉ ULISSE È ALL’INFERNO? 1. Per il suo essere fraudolento, cavallo di troia 2. peccato di superbia si scontra col fatto che pensa che l'uomo può salvarsi da solo PENSIERO DI DANTE Dante riconosce che l'uomo non può raggiungere la felicità da solo perché l'uomo non è fatto per stare da solo. dante ci dice una cosa su cui far riflettere tutti: noi ci bastiamo? cosa ci serve per le felicità? SPIEGAZIONE DEL CANTO DETTAGLIATA: -le lucciole e il carro di enea: L'Ottava bolgia, invece, splende tutta di fiamme, ognuna delle quali nasconde all'occhio dell'osservatore, un'anima dannata. Lo spettacolo è solenne, impressionante: ma Dante lo ingentilisce attraverso il paragone con una sera d'estate piena di lucciole. come quando, egli dice: "nella bella stagione, sul far della sera, il contadino si riposa in cima a un poggio e giù, nella valle dove sono i suoi campi, vede via via addensarsi le lucciole, mentre nell'aria calda la zanzara viene a prendere il posto della mosca...”. le anime sono rivestite dalle fiamme, e quindi invisibili. Dante vuole segnalare il distacco dalla materia e dallo stile dei canti precedenti, caratterizzati dalla repulsiva tematica della bolgia dei ladri. Si annuncia ora, invece in questo canto una solenne umanità: al suo centro non le malefatte di ladruncoli o ladroni impresentabili, ma gli errori dell'ingegno; un ingegno avvilito nel peccato ma compiuto com grande intelligenza. -Ulisse e diomede Dante è così preso dallo spettacolo della nuova bolgia che, perde l'equilibrio e sarebbe caduto di sotto se non si afferrasse a uno degli spunzoni rocciosi dello scoglio. Premuroso, virgilio spiega che dentro ogni fiamma c'è un'anima. Ma qui Dante ha già capito da sé. La sua curiosità, piuttosto, è attirata da una fiamma in particolare: biforcuta che segnalava l'odio fra i due fratelli rivali, caduti combattendo l'uno contro l'altro sotto le mura di Tebe, continuava anche oltre la loro morte. Dentro la fiamma biforcuta infatti, spiega virgilio sono puniti Ulisse e Diomede: i quali, come Sfidarono l'ira divina compiendo insieme i loro misfatti, così ne sperimentano adesso la bruciante vendetta. Ed è sempre virgilio a elencare con inequivocabile precisione i peccati puniti dentro quella doppia fiamma: l'inganno del cavallo di Troia; l'Astuzia con cui Ulisse riv a scovare e a portare via il giovane Achille dall'isola di sciro, dove la madre Teti l'aveva nascosto sotto vesti femminili per evitargli la partenza per la guerra di Troia. virgilio, prima di tutto, sembra avere intuito il desiderio ardente del suo discepolo di sapere quale fosse stata la fine di Ulisse; non tanto per sapere quale era quella vera tra le tante versioni che ne circolavano, come talvolta si dice, ma proprio perché nelle fonti a disposizione di Dante se ne sapeva assai poco. l'ultimo viaggio di ulisse che cosa sapeva, Dante, della storia di Ulisse? sapeva: dalle Metamorfosi di Ovidio e che circe lo aveva trattenuto per un anno presso di sé. Dalle sue fonti quindi, Dante poteva dedurre che Ulisse non fosse mai tornato in patria, ma, ignorando il richiamo degli affetti familiari, una volta partito da circe avesse impegnato sé e i compagni nell'ultima folle impresa. Il suo, dunque, è un Ulisse senza ritorno; senza vendetta, senza riconoscimenti da parte dei suoi cari; un Ulisse senza Itaca. L'inizio del racconto di Ulisse ci permette, fra l'altro, di chiarire la natura del contrappasso che vige in questa ottava bolgia. Infatti, la punta più grande della fiamma che contiene le anime di Ulisse e Diomede comincia ad agitarsi, come fa il fuoco sotto la sferza del vento, andando qua e là come fosse la lingua che parlasse. ECCO, queste fiamme sono "lingue di fuoco" non soltanto in senso metaforico, ma reale: veramente i dannati le usano per parlare, come una vera lingua. Dunque il contrappasso è questo: i consiglieri Fraudolenti sono fasciati di fuoco, a significare il carattere subdolo, nascosto, delle loro male azioni, e sono trasformati, essi che usarono la loro lingua per l'inganno e la frode, in lingue Fiammeggianti e parlanti.