L'Ultimo Canto di Saffo
Ti sei mai sentito escluso dalla bellezza che ti circonda? Leopardi nel 1822 scrive questo componimento usando Saffo, la poetessa greca, come maschera per esprimere il suo dolore personale.
La canzone ha una struttura libera con 4 stanze che alternano endecasillabi e settenari. Saffo si rivolge prima alla notte e alle stelle, bellezze naturali che un tempo le erano care quando ancora non conosceva il suo destino di sofferenza. Ora, disperata, non trova più piacere nella natura benevola ma solo nei paesaggi sconvolti dalla tempesta.
Il passaggio dall'"io" al "noi" è fondamentale: la sofferenza diventa universale. Saffo si sente un "ospite sgradito", esclusa dalla bellezza del mondo, e dà la colpa agli dei per questa condizione. Nel mondo domina la bellezza esteriore, mentre lei è priva di quella corrispondenza tra bellezza fisica e spirituale.
Il componimento si conclude con il desiderio di suicidio come liberazione dal corpo "indegno". Per Leopardi questo rappresenta un momento di crisi in cui le sue illusioni giovanili stanno crollando - un suicidio simbolico delle sue speranze.
💡 Ricorda: Siamo ancora nel periodo del pessimismo storico - la natura è benevola, la colpa è degli dei e del destino.