Il Cinque Maggio: un'ode funebre per Napoleone
"Il Cinque Maggio" viene scritta di getto nel luglio 1821, alla notizia della morte di Napoleone, accompagnata da voci riguardo la sua conversione negli ultimi momenti. Quest'orazione funebre, composta in pochi giorni, ricapitola la vicenda umana dell'imperatore, dimostrando la precarietà delle glorie umane. Nonostante la censura austriaca, l'opera si diffuse ampiamente tramite copie manoscritte.
L'ode si può dividere in diverse parti. Inizia con la notizia scandalosa della morte di Napoleone, causa di stupore per il mondo. Prosegue con la narrazione della vicenda altalenante della sua storia. Manzoni decide di rompere il rigoroso riserbo, non schierandosi né a favore né contro Napoleone, ma commuovendosi alla notizia della sua morte e presunta conversione.
Nella terza parte, Manzoni immagina Napoleone che, ripercorrendo la sua storia, cede al dolore di un passato così importante. Infine, descrive la conversione dell'imperatore, immaginando che si abbandoni a Dio nei suoi ultimi momenti, mettendo in evidenza la grandezza della provvidenza, che riduce ad inchinarsi anche un personaggio così grande.
Interpretazione: Napoleone incarna il prototipo dell'eroe romantico che tenta di costruirsi da solo il destino. La pietà e l'ammirazione di Manzoni non sono suscitate dalle vittorie di Napoleone, ma dal momento in cui egli mette da parte la superbia con cui aveva cercato di sostituirsi a Dio.
L'ode è scritta con un registro solenne, in cui Manzoni descrive la condizione di Napoleone per opposizioni, come ad esempio la fulminea azione in contrasto con l'incapacità di muoversi del protagonista. Questo contrasto stilistico enfatizza il messaggio centrale: la gloria terrena conta infinitamente meno del giudizio di Dio.