La fuga nell'infinito
Dopo aver espresso nel "Passero solitario" il rimpianto per la giovinezza consumata in solitudine, Leopardi ci offre qui una soluzione alla tristezza del reale. Quando la realtà diventa insopportabile, il poeta trova rifugio nell'immaginazione, in quella che i romantici chiamano "fuga nell'assoluto".
"L'Infinito" è considerato il manifesto del romanticismo italiano perché racchiude elementi tipici di questo movimento: percezioni sensoriali intense, ricerca dell'infinito spaziale e temporale, e il concetto di sublime. Il componimento si svolge sul monte Tabor, vicino Recanati, dove Leopardi si recava spesso per sfuggire mentalmente dalla realtà opprimente.
La siepe diventa paradossalmente l'elemento chiave del componimento: è l'ostacolo che limita la vista ma proprio questo limite stimola l'immaginazione del poeta. Davanti a questo impedimento fisico, Leopardi sceglie di non accettare passivamente il limite ma di superarlo con la fantasia.
Curiosità: Leopardi richiama l'infanzia come età privilegiata dell'immaginazione. I bambini, infatti, sono capaci di creare mondi fantastici senza i limiti imposti dalla società agli adulti.