La Scapigliatura: ribellione letteraria nell'Italia unita
La Scapigliatura emerge negli anni 1860-1870 a Milano come un gruppo di scrittori ribelli, non organizzato attorno a un manifesto comune, ma unito dal rifiuto dei valori borghesi e delle convenzioni letterarie del tempo. Il termine fu reso popolare dal romanzo di Arrighi "La Scapigliatura" (1862) e rappresentava lo spirito anticonformista di questi intellettuali, traducendo il francese "Bohème".
Con gli Scapigliati compare per la prima volta in Italia il conflitto tra artista e società moderna. Questi scrittori vivono un dualismo lacerante: da un lato, rifiutano il progresso tecnico-scientifico aggrappandosi a valori come la bellezza, l'arte e l'autenticità; dall'altro, si rassegnano a rappresentare il vero con linguaggio quasi scientifico. Questa condizione di incertezza si riflette nelle loro opere e, per alcuni come Praga, si traduce in una vita autodistruttiva.
Gli Scapigliati riprendono temi del romanticismo europeo: l'esplorazione dell'irrazionale, il fantastico, il "nero", il satanismo e l'esotismo. I loro modelli sono i romantici tedeschi e Baudelaire, che li aiutano a rinnovare il panorama culturale italiano introducendo elementi del nascente Naturalismo e anticipando aspetti del Decadentismo.
💡 La Scapigliatura è stata un importante "crocevia intellettuale" che ha permesso l'ingresso in Italia di correnti letterarie europee, svecchiando la cultura nazionale.
Le sperimentazioni stilistiche degli Scapigliati aprono diverse strade: Carlo Dossi e Giovanni Faldella mescolano linguaggi diversi creando uno stile sperimentale che influenzerà autori del Novecento come Gadda. Altri come Camerana, vicino ai pittori dell'epoca, caricano le parole di effetti cromatici e musicali, anticipando l'estetismo decadente che si svilupperà nei decenni successivi.