Io voglio del ver la mia donna laudare - Guido Guinizzelli
Guinizzelli inizia questa poesia con una dichiarazione potente: vuole lodare davvero la sua donna, non con parole vuote ma con sincerità assoluta. La paragona subito agli elementi più puri della natura - rosa e giglio - che rappresentano rispettivamente il rosso delle labbra e la carnagione bianca della donna.
Il poeta non si ferma qui e alza ancora l'asticella: la sua donna splende più della stella Diana (Venere, la stella del mattino). Tutto ciò che è bello nel cielo, sulla terra - dall'aria verde delle pianure ai colori dei fiori, dall'oro all'azzurro - serve solo come termine di paragone per celebrare la sua bellezza.
La strofa si chiude con un verso che anticipa lo Stilnovo: "medesmo Amor per lei rafina meglio". Significa che perfino l'Amore stesso diventa più puro e perfetto grazie a lei.
💡 Ricorda: I paragoni con rosa e giglio non sono casuali - nel Medioevo questi fiori simboleggiavano purezza e bellezza divina!
Nella seconda parte, Guinizzelli introduce il concetto rivoluzionario della donna-angelo. Quando lei cammina per strada, succedono cose incredibili: rende umili i superbi, converte i non credenti alla fede cristiana, e gli uomini vili non possono nemmeno avvicinarsi a lei. Il suo potere più straordinario? Nessuno può avere pensieri cattivi mentre la guarda.
La parola "salute" qui ha un doppio significato geniale: sia il saluto quotidiano che la salvezza spirituale. Questa donna non è solo bella fisicamente, ma è un tramite verso Dio - ecco perché si parla di amore spirituale oltre che terreno.