Cesare Beccaria: il rivoluzionario della giustizia
Cesare Beccaria scrive nel 1764 una delle opere più rivoluzionarie di sempre: "Dei delitti e delle pene". Nato nel 1738 da famiglia nobile (e futuro nonno di Alessandro Manzoni), collabora con i fratelli Verri per cambiare il sistema giudiziario.
L'opera viene pubblicata anonima a Livorno perché l'autore teme ritorsioni. Infatti la Chiesa la inserisce subito nell'Indice dei libri proibiti nel 1766. Il libro dimostra l'assurdità del sistema giuridico dell'epoca, fatto di soprusi e ingiustizie.
Beccaria propone un'idea rivoluzionaria: la pena non deve essere un castigo ma un risarcimento per la società e un monito per prevenire altri crimini. È una visione completamente nuova della giustizia.
I cinque principi fondamentali che propone sono ancora oggi alla base dei nostri sistemi giuridici: presunzione di innocenza, proporzionalità della pena, abolizione di tortura e pena di morte, certezza della pena più importante della crudeltà, e pene che mirino al recupero del condannato.
Pietro Verri scrive anche le "Osservazioni sulla tortura", analizzando i processi agli "untori" della peste milanese del 1630 per dimostrare quanto sia assurda la tortura giudiziaria.
Impatto storico: Le idee di Beccaria influenzeranno le riforme giuridiche di tutta Europa e inspireranno i padri fondatori americani.