Capitoli 10 e 12: Gertrude e la rivolta del pane
Il capitolo 10 ci porta nella tragica storia di Gertrude, la monaca di Monza. Costretta al convento dal padre, ha una relazione segreta con Egidio e ha persino fatto sparire una conversa che li aveva scoperti. Manzoni non scende nei dettagli morbosi - gli basta accennare per far capire la gravità della situazione.
Il vero protagonista è il principe padre: un manipolatore psicologico che piega la figlia alla sua volontà con abilità diabolica. La visita al convento è puro teatro - una messa in scena del potere familiare davanti alla città. Agnese, con il suo buon senso popolare, spiega a Lucia che "i nobili han tutti un po' del matto" - e non sa quanto ha ragione!
Il capitolo 12 ci catapulta nella rivolta milanese dell'11 novembre 1628. Il popolo, esasperato dalla fame e dalla politica idiota del calmiere sul pane, dà l'assalto ai forni. Renzo assiste perplesso al saccheggio, e il suo buon senso contadino coglie subito l'assurdità: "Se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne' pozzi?"
Manzoni condanna duramente la sommossa: la chiama "moltitudine" con disprezzo e la descrive come un'orda bestiale. Il capitano di giustizia è un personaggio comico: arriva con pochi uomini contro migliaia di rivoltosi, prova a parlare dolcemente, poi insulta e scappa quando lo colpiscono. È l'emblema dell'inefficienza statale.
💡 Messaggio politico: Manzoni critica sia l'incompetenza del governo che la violenza popolare - serve la ragione, non la forza.