Il pensiero: la natura benigna e il pessimismo storico
Il pensiero leopardiano parte da una base settecentesca: sensismo e materialismo. Al centro c'è l'infelicità dell'uomo, causata dal fatto che noi desideriamo un piacere infinito ma possiamo godere solo di piaceri limitati. Da qui nasce un senso di insoddisfazione perpetua.
Nella prima fase, Leopardi vede la natura come madre benigna che ha dato agli uomini un rimedio: le illusioni e l'immaginazione. Gli antichi erano più felici perché più vicini alla natura, capaci di illudersi e quindi di compiere azioni eroiche e magnanime.
Il progresso della civiltà, opera della ragione, ha rovinato tutto: ha spento le illusioni, reso gli uomini moderni incapaci di grandezza, dominati da calcolo egoistico e corruzione. È il cosiddetto pessimismo storico: l'infelicità attuale deriva da un processo storico, da un allontanamento dalla condizione originaria.
Da qui nasce l'atteggiamento titanico del poeta: unico depositario della virtù antica, si erge solitario a sfidare il destino e a rimproverare la "codarda etate" contemporanea.
💡 Ricorda: In questa fase la colpa dell'infelicità è dell'uomo stesso che si è allontanato dalla natura.