La grande invettiva contro l'Italia
L'abbraccio tra i due mantovani scatena lo sfogo più celebre della Commedia: "Ahi serva Italia, di dolore ostello!". Dante paragona l'Italia a una nave senza nocchiero in tempesta e, ancora più duramente, a un bordello invece che a una signora rispettabile.
Il contrasto è stridente: due anime del passato si riconoscono subito come concittadine, mentre nell'Italia contemporanea perfino gli abitanti della stessa città si fanno guerra. Il poeta invita sarcasticamente l'Italia a cercare un angolo di pace: non lo troverà.
La colpa principale è dell'imperatore Alberto d'Austria, che ha abbandonato l'Italia invece di governarla. Dante gli augura un castigo divino così terribile da spaventare i suoi successori. L'imperatore e suo padre, trattenuti in Germania dalla cupidigia, hanno lasciato che il "giardino dell'impero" diventasse un deserto.
Il poeta cita le famiglie in lotta (Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi) per mostrare come l'Italia sia dilaniata dalle guerre civili. Persino Roma, vedova e abbandonata, piange chiamando invano il suo Cesare.
💡 Contesto storico: Dante scrive durante l'esilio, quando l'Italia è frammentata in comuni e signorie in continua guerra tra loro.