Caronte e il passaggio dell'Acheronte
Dopo gli ignavi, Dante scorge una moltitudine di anime ammassate sulla riva del fiume Acheronte. Queste sono i dannati che attendono di essere traghettati verso l'Inferno vero e proprio. A trasportarli c'è Caronte, una figura mitologica che Dante riprende dall'Eneide di Virgilio, ma rendendolo più demoniaco e minaccioso.
Il vecchio nocchiero, con i suoi occhi di fuoco, si rivolge aggressivamente a Dante, intimandogli di allontanarsi perché, essendo vivo, non dovrebbe trovarsi lì. È Virgilio a placarlo, ricordandogli che il viaggio è voluto da Dio. Le anime dannate si precipitano sulla sua barca, mostrando la loro fretta di raggiungere la propria punizione eterna.
Nel finale del canto, Virgilio spiega a Dante che la rabbia di Caronte è un segno positivo: conferma che l'anima del poeta è ancora in grazia di Dio. Improvvisamente, un terremoto scuote il suolo infernale, accompagnato da un lampo rossastro, e Dante sviene, concludendo così il canto.
Non dimenticare: Caronte è l'unico personaggio, oltre a Dante e Virgilio, a cui viene dato ampio spazio nel canto. La sua trasformazione da figura mitologica a demone è un esempio perfetto di come Dante cristianizzi elementi della cultura classica.