Le tragedie: una rivoluzione teatrale
Le tragedie manzoniane segnano una rottura totale con la tradizione. Manzoni rifiuta le unità aristoteliche (tempo, luogo, azione) perché le considera artificiali e lontane dal "vero". Sceglie invece la tragedia storica, ambientata in contesti storici concreti.
Il conte di Carmagnola (1816-1820) racconta la storia di Francesco Bussone, capitano di ventura tradito e condannato a morte dai veneziani. Il tema centrale è il conflitto tra l'uomo puro e gli intrighi del potere.
L'Adelchi è ancora più innovativo: tratta del crollo del regno longobardo, ma Manzoni si concentra sui vinti e sugli oppressi, non sui vincitori. La trama segue le vicende di Ermengarda (ripudiata da Carlo Magno) e Adelchi (figlio di re Desiderio), entrambi vittime della ragion di Stato.
I cori hanno una funzione completamente nuova: permettono all'autore di esprimere la propria visione soggettiva senza influenzare direttamente l'azione, mantenendo così l'obiettività dei personaggi.
Punto chiave: Manzoni vuole rappresentare la storia come realmente accadde, senza idealizzazioni, mostrando le passioni umane in tutta la loro verità.