Lo Scontro con Pirro e il Controllo dell'Italia
Nel 280 a.C. Pirro, re dell'Epiro, sbarcò in Italia con elefanti da guerra per aiutare Taranto contro Roma. Ad Eraclea vinse, ma con perdite enormi: nacque l'espressione "vittoria di Pirro" per indicare un successo troppo costoso.
Il problema di Pirro era semplice: i suoi erano soldati scelti difficili da sostituire, mentre Roma poteva attingere a una riserva enorme di uomini addestrati. Dopo un fallimentare intermezzo in Sicilia, Pirro fu definitivamente sconfitto a Malevento nel 275 a.C. e tornò in Grecia.
Roma aveva conquistato tutta l'Italia, ma come gestire un territorio così vasto? La soluzione fu geniale nella sua diversità: colonie militari nei punti strategici popolate da veterani, municipia per le città fedeli (cittadinanza romana ma con obblighi), civitates foederatae legate da trattati.
Sistema flessibile: I foedera aequa riconoscevano l'indipendenza, i foedera iniqua (molto più frequenti) obbligavano all'alleanza militare.
I socii (alleati) non erano cittadini romani ma avevano vantaggi: le città latine mantenevano connubium (matrimonio), commercium (diritti commerciali) e ius migrandi (trasferimento a Roma). Un sistema che creava fedeltà senza omogeneizzazione forzata.
Le strade consolari (via Salaria fu la prima) collegarono tutte le città importanti a Roma. Non solo commercio, ma controllo militare: le legioni potevano muoversi rapidamente ovunque con le marce forzate. Roma era diventata il centro politico d'Italia e le strade lo dimostravano fisicamente.