Destra e Sinistra Storica
La Destra storica (1861-1876) è formata dagli ex collaboratori di Cavour: aristocratici e borghesi che vogliono uno stato liberale, laico e moderato. Il loro problema è l'accentramento: estendono semplicemente l'organizzazione piemontese a tutta Italia, senza considerare le differenze regionali. Questo delude soprattutto il Sud, che sperava in maggiore autonomia.
L'Italia del 1861 è un paese prevalentemente agricolo, con enormi differenze tra Nord (che inizia l'industrializzazione) e Sud (dominato dai latifondi). Le infrastrutture sono inadeguate, l'analfabetismo diffusissimo al Sud, le condizioni igieniche pessime. La dura politica fiscale della Destra per risanare i conti pubblici provoca proteste e rivolte.
Nel 1876 vince la Sinistra storica di Agostino Depretis, espressione della media borghesia. Il programma è più democratico: riforma della scuola elementare, abolizione della tassa sul macinato, allargamento del diritto di voto. In politica estera, svolta importante con la Triplice Alleanza Germania−Austria−Italia e l'inizio della politica coloniale.
Francesco Crispi (1887-1896) rappresenta la fase finale della Sinistra con la sua "democrazia autoritaria": concede alcuni diritti (eleggibilità sindaci, diritto di sciopero, abolizione pena di morte) ma governa con metodi duri. La sua politica coloniale in Etiopia si rivela un disastro e deve dimettersi nel 1896.
Svolta cruciale: Il passaggio da Destra a Sinistra storica segna l'evoluzione democratica dello stato italiano, anche se restano enormi problemi sociali ed economici.