La Società e le Istituzioni Monarchiche
Il sistema politico della monarchia romana era più complesso di quanto sembri. Il rex aveva tutti i poteri: esecutivo (imperium), religioso e giudiziario, oltre al comando dell'esercito. Ma non era un sovrano assoluto: la sua carica era elettiva, non ereditaria, e doveva confrontarsi con il Senato e i comizi curiati.
Il Senato era il "consiglio degli anziani" (da senex), formato inizialmente da 100 patrizi che avevano funzione consultiva. Durante i periodi di interregnum, quando non c'era un re, governavano loro con il principio "auspicia ad patres redeunt" - il potere ritorna ai padri.
La società romana si trasformò in tre fasi importanti. All'inizio c'erano 3 tribù: Ramnes (romani originari), Tities (sabini) e Luceres (etruschi), divise in 30 curie. La famiglia era la cellula base, dominata dall'autorità assoluta del pater familias, e le famiglie si raggruppavano in gentes che riconoscevano un antenato comune.
Con l'aumento della popolazione, si creò la divisione tra patrizi (aristocratici ricchi) e plebei (poveri), legati dal clientelismo - un sistema di favori reciproci tra patronus e cliens. La riforma di Servio Tullio rivoluzionò tutto: creò una divisione territoriale in tribù urbane e rustiche, e soprattutto una divisione censitaria in 5 classi basata sulla ricchezza, che determinava sia il servizio militare che il potere politico nei nuovi comizi centuriati.
Punto chiave: La riforma timocratica di Servio Tullio fu fondamentale: chi aveva più soldi aveva più potere politico e responsabilità militari maggiori.