L'opposizione e la morte di Tiberio
La legge di Tiberio incontrò una resistenza feroce. Il senato convinse l'altro tribuno, Marco Ottavio, a porre il veto. Tiberio reagì in modo clamoroso: fece destituire Ottavio dall'assemblea della plebe, sostenendo che un tribuno non poteva tradire il popolo.
Dopo l'approvazione della legge agraria, Tiberio si ricandidò a tribuno per continuare le riforme. I suoi nemici lo accusarono di voler diventare re e organizzarono tumulti in cui Tiberio morì nel 133 a.C.
Gaio Gracco nel 123 a.C. riprese l'opera del fratello, ma con una strategia più astuta: cercò alleanze con diversi gruppi sociali. Capì che le riforme avevano bisogno di un consenso più ampio per sopravvivere.
Le sue riforme furono più ampie e articolate. Ai cavalieri diede il controllo degli appalti asiatici e dei tribunali che giudicavano i magistrati. Al proletariato urbano offrì la legge frumentaria (grano a prezzo controllato) e lavori pubblici.
💡 Strategia vincente: Gaio capì che per cambiare Roma servivano alleanze politiche, non solo buone intenzioni!