Le riforme dei Gracchi
Immagina di vivere in una Roma dove i ricchi diventano sempre più ricchi mentre i poveri perdono tutto. È esattamente quello che succedeva nel II secolo a.C., quando due fratelli decisero di ribellarsi al sistema.
Tiberio e Caio Gracco erano nipoti del famoso Scipione l'Africano e figli di Cornelia, una donna straordinaria che li chiamava "i miei gioielli". Quando le altre madri romane si vantavano dei loro ornamenti preziosi, lei indicava i suoi figli con orgoglio.
Tiberio Sempronio Gracco divenne tribuno della plebe nel 133 a.C. e propose la Lex Sempronia agraria per limitare il possesso dell'ager publicus (le terre conquistate dallo Stato) a massimo 1000 iugeri. L'aristocrazia si oppose duramente, convincendo un altro tribuno, Marco Ottavio, a bloccare la legge con il veto.
La risposta di Tiberio fu rivoluzionaria: fece destituire Marco Ottavio dai concilia plebis (assemblee della plebe). Questa mossa senza precedenti gli permise di far passare la legge, ma lo rese nemico dell'élite romana. Nel 132 a.C., quando tentò di ricandidarsi come tribuno, scoppiarono disordini e Tiberio fu ucciso. Il suo corpo finì nel Tevere.
💡 Curiosità: L'ager publicus erano le terre che Roma conquistava ai nemici e che dovevano appartenere a tutti i cittadini, ma spesso finivano nelle mani dei più ricchi.
Dieci anni dopo, suo fratello Caio Sempronio Gracco divenne tribuno nel 123 a.C. Il suo programma era ancora più ambizioso: elargizioni di grano alla plebe, vestiti gratuiti per i soldati, nuove colonie vicino a Cartagine e il trasferimento del potere giudiziario dai senatori ai cavalieri.
Nel 122 a.C., rieletto tribuno, Caio propose di dare la cittadinanza romana ai latini e quella latina agli italici. Questa volta però anche i plebei si opposero, non volendo condividere i loro privilegi. I nobili fecero eleggere Marco Livio Druso per contrastarlo. Nel 121 a.C. Caio perse il tribunato e, dichiarato nemico pubblico dal Senato, si fece uccidere dal suo schiavo per non cadere nelle mani dei nemici.