La Politica Interna di Giolitti e lo Sviluppo Industriale
Giolitti tentò inizialmente di coinvolgere i socialisti riformisti nel governo, vedendoli come "forze vive della nazione" piuttosto che come nemici. Quando prevalse la corrente rivoluzionaria nel partito socialista, si rivolse ai cattolici.
Il Patto Gentiloni del 1913 segnò una svolta epocale: i cattolici votarono per i liberali in funzione anti-socialista, ma Giolitti dovette accettare di non approvare leggi "offensive" per la Chiesa, come quella sul divorzio. Contemporaneamente, nel 1912 fu introdotto il suffragio maschile universale.
L'aspetto più significativo fu il decollo industriale dal 1896. L'Italia si trasformò grazie all'intervento statale (principale committente delle industrie), alla riorganizzazione del sistema bancario con la nascita della Banca d'Italia, e ai dazi doganali protettivi.
I settori trainanti furono siderurgico, meccanico ed elettrico. Nacque la FIAT nel 1899, mentre l'industria elettrica, soprattutto idroelettrica, ridusse la dipendenza dal carbone. Questo sviluppo fu così intenso da essere chiamato "primo miracolo economico italiano".
⚠️ Problema cruciale: Lo sviluppo si concentrò esclusivamente nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova, aggravando il divario Nord-Sud.
Il Mezzogiorno rimase bloccato dal sistema del latifondo: grandi proprietà feudali gestite da ricchissimi proprietari e coltivate da contadini poverissimi. Giolitti non risolse questo problema anche perché dipendeva elettoralmente proprio da questi latifondisti.