La Questione Meridionale: Il Fallimento del Sud
La questione meridionale, termine coniato nel 1873 dal deputato Antonio Billia, rappresenta il grande limite del giolittismo. Lo sviluppo economico favorisce il Nord lasciando il Sud nell'arretratezza.
L'agricoltura meridionale, penalizzata dal protezionismo, rimane stagnante. Il modello agricolo basato su grandi aziende con manodopera salariata non evolve, mancano industrie dinamiche e imprenditorialità, aumentando il divario con il Nord.
Giolitti tenta interventi speciali: la legge per Napoli (1904) con agevolazioni fiscali, stabilimenti come l'Ilva a Bagnoli, industrie idroelettriche. Ma sprechi, corruzione e clientelismo vanificano gli sforzi.
I meridionalisti come Gaetano Salvemini (che definisce Giolitti "ministro della malavita"), Napoleone Colajanni e Luigi Sturzo denunciano il fallimento del sistema, accusando Giolitti di sfruttare l'arretratezza per consolidare il potere parlamentare.
💡 Conseguenza Drammatica: L'unica soluzione per i contadini meridionali resta l'emigrazione di massa, mentre il clientelismo impedisce la formazione di una vera coscienza civile nel Sud.