La guerra di Libia e la caduta di Giolitti
Dopo la sconfitta di Adua del 1896, Giolitti cambiò strategia nella politica estera. Rinnovò la Triplice Alleanza nel 1908 ma strinse anche accordi con Francia e Gran Bretagna, ottenendo il consenso per espandersi in Tripolitania e Cirenaica.
Nel 1911 scoppiò la guerra di Libia, voluta da Giolitti per vari motivi: prestigio nazionale, pressioni dei nazionalisti guidati da Enrico Corradini e interessi economici. La guerra si rivelò più difficile del previsto a causa della resistenza locale, ma nel 1912 l'Italia conquistò Tripolitania, Cirenaica e il Dodecaneso.
Le conseguenze furono pesanti: la guerra spaccò il Partito Socialista tra riformisti favorevoli (attratti dalla promessa del suffragio universale) e la maggioranza pacifista contraria. Alcuni riformisti come Bissolati e Bonomi furono espulsi, mentre Benito Mussolini prese il controllo dell'ala rivoluzionaria.
Nel marzo 1914 Giolitti, pressato da oppositori e alleati inaffidabili, cedette il posto ad Antonio Salandra. Il nuovo governo represse duramente le proteste: nella "settimana rossa" 7−13giugno1914 ci furono 17 morti e 400 feriti durante gli scontri ad Ancona.
🎯 Punto chiave: La guerra di Libia segnò l'inizio della fine per Giolitti e preparò il terreno per la radicalizzazione che porterà alla Prima Guerra Mondiale.