Lo sviluppo economico e le sue contraddizioni
L'economia italiana decollò grazie a una ricetta precisa: intervento statale, protezionismo e capitale straniero. Lo Stato favorì le industrie del Nord con commesse pubbliche e alte tasse sui prodotti esteri, mentre le banche miste come la Banca Commerciale finanziarono le nuove industrie con capitali tedeschi.
Questo sviluppo migliorò la vita nelle città: arrivarono l'illuminazione elettrica, l'acqua corrente, il gas e i trasporti urbani. La popolazione si spostò dalle campagne alle città industriali. Tuttavia, per la classe operaia la vita urbana significava spesso quartieri sovraffollati e condizioni igieniche precarie.
All'interno del Partito Socialista si formarono due correnti opposte. I riformisti di Filippo Turati volevano cambiare la società gradualmente, dialogando con il Parlamento. I massimalisti di Benito Mussolini puntavano sulla rivoluzione e organizzarono il primo sciopero generale nazionale nel 1904.
Giolitti mostrò il suo famoso "doppio volto": al Nord consentiva gli scioperi e manteneva una posizione neutrale, varando riforme come la riduzione dell'orario lavorativo a 10 ore e la tutela della maternità. Al Sud, invece, reprimeva duramente le proteste e utilizzava corruzione e clientele per controllare i voti.
💡 Da ricordare: Il protezionismo favorì il Nord industriale ma danneggiò il Sud, che vide chiudersi i mercati esteri per i suoi prodotti agricoli.