Il Nuovo Equilibrio Europeo del Settecento
La morte di Luigi XIV nel 1715 chiude un'epoca e ne apre un'altra. Le guerre del Settecento non sono più guerre di religione come nel secolo precedente, ma guerre territoriali basate sul principio dell'equilibrio delle forze.
L'equilibrio europeo stabilito dai trattati di Utrecht e Rastadt funziona così: nessuna potenza può aspirare al predominio assoluto, tutte devono bilanciarsi a vicenda. Le guerre continuano, ma l'obiettivo è guadagnare posizioni, non annientare il nemico.
I vincitori del lungo duello con Luigi XIV si spartiscono l'Europa: l'Austria diventa potenza continentale sostituendo la Spagna in Italia, la Savoia ottiene Sicilia e Monferrato (poi scambiati), la Prussia si rafforza attorno a Berlino, l'Inghilterra conquista la supremazia marittima e commerciale.
Le guerre successive - di successione polacca (1738), austriaca (1748) e dei Sette anni (1756-63) - completano il ridimensionamento: l'Austria perde Napoli, Sicilia e Slesia, mentre Prussia e Inghilterra confermano il loro nuovo status di grandi potenze.
Bilancio finale: Luigi XIV ha trasformato la Francia in una grande potenza europea, ma il costo è stato enorme. Alla sua morte, i francesi tirano un sospiro di sollievo per la fine delle tasse di guerra!
Il principio di equilibrio del Settecento diventa il modello per la politica internazionale: meglio tante potenze che si bilanciano piuttosto che un'egemonia che schiaccia tutte le altre.