Luigi XIV e il modello assolutistico
Luigi XIV, salito al trono nel 1643 ancora minorenne, assunse il potere diretto nel 1661 dopo la morte del cardinale Mazarino. Il suo regno fu preceduto da gravi crisi e rivolte: la fronda parlamentare (1648-1649), guidata dalla nobiltà di toga, e la fronda dei principi (1649-1653), organizzata dalla nobiltà di spada con l'appoggio dei contadini oppressi dalle tasse.
Convinto dell'origine divina del potere monarchico, Luigi XIV si autodefinì Re Sole e centralizzò tutto il potere nelle sue mani. La sua monarchia assoluta si basava sul ridimensionamento del potere della nobiltà feudale (obbligata a risiedere a corte), sul potenziamento degli intendenti (funzionari regi) e sulla ricerca dell'uniformità religiosa. Dal 1682, la reggia di Versailles divenne il centro della vita di corte, regolata da una rigida etichetta.
Il consigliere Colbert riorganizzò l'amministrazione statale, risanò le finanze pubbliche e attuò una politica mercantilista che limitava le importazioni e favoriva le esportazioni. In ambito religioso, Luigi XIV perseguitò sia forme eterodosse di cattolicesimo (come il giansenismo) sia gli ugonotti calvinisti, promuovendo il gallicanesimo, che attribuiva al re il controllo sulla Chiesa nazionale.
Impatto storico: Le guerre di Luigi XIV (1667-1678) miravano a stabilire l'egemonia francese in Europa contro il fronte asburgico e a proteggere i confini nordorientali. Nonostante i successi iniziali, la formazione della Lega di Augusta (1688) — che univa Impero, Spagna, Svezia, Prussia, Olanda e Inghilterra — pose un freno alle ambizioni espansionistiche francesi.