Le riforme agrarie e la morte di Tiberio
La legge agraria di Tiberio era in realtà molto semplice: recuperare le terre pubbliche che i senatori si erano presi illegalmente e redistribuirle in piccoli appezzamenti da 30 iugeri ai contadini poveri.
Il momento sembrava perfetto perché il re di Pergamo aveva appena lasciato il suo regno in eredità a Roma. Ma quando Tiberio tentò di candidarsi di nuovo come tribuno, fu accusato di voler fare un colpo di Stato e venne ucciso nel 133 a.C. con l'approvazione del Senato.
Gaio Gracco, il fratello minore, imparò la lezione. Nel 123 a.C. si fece eleggere tribuno, ma stavolta cercò alleati più potenti: i cavalieri (la classe mercantile). Gaio fu molto più ambizioso del fratello: diede ai cavalieri il controllo dei tribunali che giudicavano i governatori corrotti, organizzò distribuzioni gratuite di grano e ripropose la legge agraria.
💡 Strategia vincente: Gaio capì che per cambiare Roma serviva il consenso di più gruppi sociali, non solo del popolo.
Nel 121 a.C., però, Gaio propose la cittadinanza romana per gli alleati italici. Questa volta fu il popolo di Roma a opporsi: non voleva condividere i propri privilegi! Gaio perse le elezioni, tentò una rivolta armata ma fu sconfitto. Preferì farsi uccidere dal suo schiavo piuttosto che cadere nelle mani dei nemici.