La guerra di Libia e il suffragio universale
Nel 1911 Giolitti si lanciò in un'avventura che avrebbe cambiato tutto: la conquista della Libia. Pressato dai nazionalisti e dai grandi gruppi industriali, dichiarò guerra all'Impero Ottomano per strappare questo territorio africano.
La guerra italo-turca durò un anno e si combatté sia in Africa che nell'Egeo. L'Italia occupò Tripolitania, Cirenaica, Rodi e il Dodecaneso, ma solo le zone costiere a causa della forte resistenza locale. Con la pace di Losanna del 1912, la Turchia cedette la Libia all'Italia, anche se il controllo completo arrivò solo nel 1931 con il fascismo.
Ben presto gli italiani si accorsero dell'errore: la Libia non era fertile e non aveva ricchezze minerarie evidenti. I soldi e le vite spese non sarebbero mai stati ripagati. Sul piano politico, la guerra destabilizzò gli equilibri: i nazionalisti continuarono l'opposizione, mentre nei socialisti prevalse l'ala rivoluzionaria con Mussolini alla direzione dell'Avanti.
La principale riforma democratica fu l'introduzione del suffragio universale maschile nel 1912: tutti i maschi over 30 potevano votare, quelli over 21 se avevano fatto il militare o sapevano leggere. Per vincere le elezioni del 1913, Giolitti strinse il Patto Gentiloni con i cattolici, ottenendo i loro voti in cambio di garanzie su divorzio, scuole cattoliche e religione nelle scuole pubbliche.
💡 Svolta storica: Il suffragio universale maschile portò gli elettori da 3 a 8 milioni, ma le donne rimasero completamente escluse dalla vita politica.