I partiti politici del primo Novecento
All'inizio del secolo, tre grandi forze politiche si contendono il consenso degli italiani: socialisti, cattolici e liberali. Ognuna rappresenta una visione diversa del futuro del paese.
Il Partito Socialista Italiano nasce nel 1892 con Filippo Turati e si divide subito in due correnti. I riformisti di Turati vogliono cambiare la società gradualmente, attraverso riforme e compromessi. I rivoluzionari di Arturo Labriola credono invece nella rivoluzione armata per abbattere il sistema borghese.
I cattolici iniziano timidamente a partecipare alla politica italiana, superando il "non expedit" di papa Pio IX che vietava loro di votare. Le loro organizzazioni crescono rapidamente, soprattutto nelle campagne.
Giolitti cerca di coinvolgere i socialisti riformisti nel governo, ma Turati rifiuta l'alleanza. Questo fallimento porta lo statista piemontese a costruire una maggioranza eterogenea, tanto da essere accusato di "dittatura giolittiana".
Da ricordare: Le riforme giolittiane trasformano l'Italia: nazionalizzazione delle ferrovie (1905), suffragio universale maschile (1912) e nuove leggi sul lavoro che accorciano la giornata lavorativa.