La politica del "doppio volto" e le grandi migrazioni
Giolitti diventa famoso per la sua politica del "doppio volto": democratico e aperto al Nord, dove permette scioperi e migliora le condizioni operaie, ma conservatore e corrotto al Sud, dove reprime duramente le proteste e controlla i voti tramite prefetti, forze dell'ordine e corruzione.
Nasce così il problema della grande emigrazione: tra il 1800 e il 1900 quasi 15 milioni di italiani lasciano il paese! Prima vanno via principalmente giovani maschi soli (5,3 milioni nell'800), poi intere famiglie (9 milioni nel '900, soprattutto verso gli Stati Uniti).
Le conseguenze sono a doppio taglio: da un lato le rimesse (i soldi mandati dagli emigranti) arricchiscono l'Italia e i salari di chi resta aumentano. Dall'altro, intere zone del paese si spopolano creando degrado sociale e ambientale.
Nel 1911 Giolitti rilancia la politica coloniale conquistando la Libia ai Turchi, ma è un flop totale: costa moltissimo, gli emigranti preferiscono sempre America e Argentina, e gli italiani controllano solo la costa. La Libia viene definita sprezzantemente "uno scatolone di sabbia".
Il suffragio universale maschile del 1912 estende il voto a tutti gli uomini dai 30 anni odai21sesannoleggere/scrivereohannofattoilmilitare. Per vincere le elezioni del 1913, Giolitti firma il Patto Gentiloni con i cattolici: loro votano i liberali, in cambio della protezione della Chiesa.
💡 Punto chiave: L'età giolittiana finisce nel 1914 quando Antonio Salandra sostituisce Giolitti e torna a reprimere duramente le manifestazioni popolari, proprio mentre l'Europa precipita verso la Prima Guerra Mondiale.