Medusa: il mostro umanizzato
A differenza delle rappresentazioni tradizionali che mostrano Medusa come un mostro terrificante, Bernini la interpreta come una giovane donna dal viso attraente, dai cui capelli si dipartono i serpenti che si agitano nell'aria.
L'aspetto più sorprendente è l'espressione del volto: non mostra ferocia o rabbia, ma una sottile sofferenza. Secondo alcuni storici dell'arte, Medusa sta provando dolore per i morsi dei serpenti o per la consapevolezza della sua terribile condizione.
La scultura risale probabilmente agli anni 1640-1648, un periodo in cui Bernini attraversava un momento difficile della sua carriera. Alcuni studiosi pensano che sia addirittura un autoritratto metaforico dell'artista.
Irving Lavin, famoso storico dell'arte, la considera una delle opere migliori dello scultore. È un esempio perfetto di come Bernini riuscisse a dare profondità psicologica anche ai personaggi mitologici più inquietanti.
Interpretazione originale: Invece del solsolito mostro, Bernini ci presenta una Medusa capace di suscitare compassione - un approccio rivoluzionario per l'epoca!