Il De Republica e la filosofia ciceroniana
Il De Republica ha come protagonista Publio Cornelio Scipione Emiliano, l'uomo politico più ammirato da Cicerone, impegnato in una conversazione tra amici. Nel primo libro, Cicerone definisce lo Stato come "cosa del popolo" e il popolo come "aggregazione di persone con reciproci diritti e interessi comuni".
L'opera analizza le tre forme di governo (monarchia, aristocrazia, democrazia) e le loro degenerazioni (tirannide, oligarchia, demagogia). Cicerone sostiene che la costituzione mista sia la migliore, in quanto riunisce i vantaggi delle forme semplici: il potere monarchico (consoli), aristocratico (Senato) e democratico (popolo). Il secondo libro è dedicato all'origine e allo sviluppo dello Stato romano, mentre il terzo affronta il tema della giustizia.
Del sesto libro si conserva la conclusione, il celebre Somnium Scipionis (Sogno di Scipione), che fu molto apprezzato durante il Medioevo. Questa sezione dell'opera contiene riflessioni sul cosmo e sul destino dell'anima, mostrando l'ampiezza degli interessi filosofici di Cicerone.
Caratteristica fondamentale del pensiero filosofico ciceroniano è l'ecletismo: egli non aderisce a un'unica dottrina ma accoglie e fa proprie le posizioni che gli sembrano più valide da diverse scuole filosofiche, adattandole al contesto romano e alle esigenze pratiche della vita politica.
💭 L'idea ciceroniana di una costituzione mista, che bilancia i poteri tra diversi organi dello Stato, anticipa il moderno concetto di separazione dei poteri e ha influenzato profondamente il pensiero politico occidentale.