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30 nov 2025

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Cicerone: Biografia e Analisi delle Opere Latine

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Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Biografia e opere di Cicerone

Marco Tullio Cicerone nacque nel 106 a.C. ad Arpino, in una famiglia benestante ma senza antenati senatori (era quindi un homo novus). La sua carriera politica fu rapida e brillante: questore in Sicilia nel 75, edile nel 69, pretore nel 66 e infine console nel 63, quando represse la congiura di Catilina.

Dopo la formazione del primo triumvirato, che guardò con preoccupazione in quanto difensore dell'autorità senatoria, la sua fortuna politica iniziò a declinare. Nel 58 fu esiliato con l'accusa di aver messo a morte senza processo i complici di Catilina, ma tornò trionfalmente a Roma l'anno successivo. Durante la guerra civile aderì con riluttanza alla causa di Pompeo, ottenendo poi il perdono di Cesare dopo la sconfitta pompeiana.

Nel 44, dopo l'assassinio di Cesare, tornò alla vita politica e intraprese una lotta contro Marco Antonio con le celebri orazioni Filippiche. Fu infine ucciso dai sicari di Antonio il 7 dicembre del 43 a.C.

💡 Cicerone è l'autore latino di cui possediamo il maggior numero di opere: orazioni, trattati di retorica, politica e filosofia, oltre a un eccezionale epistolario, l'unico reale (non pensato per la pubblicazione) tramandatoci dall'antichità classica.

La vasta produzione ciceroniana spazia tra generi diversi ma sempre con un obiettivo: usare la propria abilità oratoria e il proprio pensiero per influenzare la vita pubblica di Roma, proponendo un modello di cittadino colto e virtuoso.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Il progetto politico e l'humanitas ciceroniana

Cicerone non fu solo un testimone della crisi che portò al tramonto della Repubblica, ma un protagonista attivo con un progetto politico innovativo. L'aspetto più moderno del suo pensiero sta nell'ars dicendi, una raffinatissima tecnica di persuasione funzionale a dominare l'uditorio e orchestrarne le passioni.

Al centro della sua visione troviamo il concetto fondamentale di humanitas, un ideale complesso che nasce dall'aspirazione a una classe dirigente che unisca senso del dovere verso lo stato e raffinatezza culturale. L'humanitas ciceroniana comprende:

  • L'arte di trattare tutto con equilibrio e compostezza
  • Un sistema di valori basato su cortesia, educazione e cultura
  • La capacità di distinguere ciò che è bello e giusto
  • Il saper comportarsi in modo adeguato e moralmente corretto in ogni situazione
  • La capacità di dedicarsi alla cultura (otium) senza rinunciare all'impegno attivo per il bene comune

💡 L'humanitas ciceroniana rappresenta un perfetto equilibrio tra l'ammirazione per la cultura greca e il rispetto per i valori tradizionali romani.

Le prime prove della sua abilità oratoria si videro nella difesa di Sesto Roscio, accusato di parricidio da figure vicine al dittatore Silla. Fu un'impresa rischiosa che dimostrò il coraggio del giovane avvocato, ma che lo costrinse anche alla prudenza: dopo il successo, infatti, si allontanò da Roma per un paio d'anni viaggiando in Grecia e Asia Minore, dove perfezionò la sua formazione nelle prestigiose scuole di retorica.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Le Verrine e le Catilinarie: capolavori dell'oratoria

Dopo aver ricoperto la questura in Sicilia nel 75 a.C., Cicerone si guadagnò fama di governatore onesto, tanto che i Siciliani gli chiesero di sostenere l'accusa contro l'ex governatore Verre nel 70 a.C. Questa fu una doppia vittoria per Cicerone: non solo Verre fuggì dall'Italia e venne condannato in contumacia, ma l'oratore dimostrò una straordinaria padronanza della lingua latina.

Nelle Verrine, Cicerone si rivela maestro nell'arte del ritratto: quello di Verre è memorabile, dipinto come un tiranno avido e sanguinario ma anche come un dissoluto che annusa rose disteso nella sua lettiga. Il periodare è armonioso, efficace e passionale, con una gamma di registri che spazia dalla narrazione semplice al racconto colorito, dall'ironia al pathos.

Le più celebri orazioni consolari di Cicerone sono le quattro Catilinarie, con cui svelò le trame sovversive di Catilina, un nobile decaduto che aveva ordito una congiura per prendere il potere. La prima Catilinaria, pronunciata di fronte al senato riunito, è particolarmente notevole:

💡 "Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?" ("Fino a quando, o Catilina, abuserai della nostra pazienza?") è uno degli incipit più famosi della letteratura latina, esempio perfetto dell'efficacia retorica di Cicerone.

I toni sono veementi e ricchi di pathos, con l'uso efficace della "prosopopea" (personificazione) della Patria che si rivolge a Catilina con parole di biasimo. Nella seconda Catilinaria, spicca il ritratto di Catilina e dei suoi seguaci corrotti dal lusso e dai vizi, altro esempio della capacità di Cicerone di creare ritratti incisivi che colpiscono l'immaginazione del pubblico.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Le orazioni anticlodiane e le Filippiche

La formazione del primo triumvirato fra Cesare, Pompeo e Crasso segnò un declino della fortuna politica di Cicerone. Un tribuno legato a Cesare, Clodio, presentò nel 58 una legge che portò all'esilio di Cicerone, accusato di aver messo a morte senza processo i congiurati catilinari. Fu richiamato a Roma l'anno successivo.

Tra le orazioni "anticlodiane" spicca la Pro Caelio (56 a.C.), in difesa di Marco Celio Rufo, un giovane brillante ed ex amante di Clodia, sorella del tribuno Clodio. Accusato di tentato avvelenamento nei confronti di Clodia, Celio trovò in Cicerone un difensore che abilmente distolse l'attenzione dai punti nodali del processo per attaccare la donna, dipinta come una meretrice e accusata perfino di rapporti incestuosi con il fratello.

💡 La Pro Caelio rappresenta un esempio concreto della strategia oratoria di Cicerone: spostare l'attenzione, dipingere ritratti memorabili e sfruttare i pregiudizi sociali a vantaggio del proprio assistito.

Gli scontri fra le bande di Clodio e di Milone culminarono nell'uccisione di Clodio nel 52. Cicerone assunse la difesa di Milone nella Pro Milone, considerata un capolavoro per l'equilibrio delle parti e l'abilità delle argomentazioni, basate sulla tesi della legittima difesa e sull'esaltazione del tirannicidio.

Dopo la vittoria di Cesare nella guerra civile, Cicerone ottenne il perdono del dittatore. Ma dopo l'assassinio di Cesare nel 44, quando Antonio cercò di assumere il potere, Cicerone pronunciò contro di lui le Filippiche (ne restano quattordici), il cui titolo allude alle requisitorie dell'oratore greco Demostene contro il re Filippo di Macedonia. Queste orazioni gli costarono la vita, portando alla sua proscrizione e alla sua uccisione per mano dei sicari di Antonio.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Lingua e stile delle orazioni

Le orazioni ciceroniane mirano a persuadere gli ascoltatori, guadagnandone la simpatia e dirigendone le emozioni. Uno degli aspetti più caratteristici della prosa ciceroniana è la varietà dei toni e dei registri stilistici, le cui finalità sono indicate dallo stesso Cicerone con i verbi tecnici probare, delectare e movere:

  • Probare: dimostrare una tesi nel modo più chiaro possibile → stile semplice e lineare
  • Delectare: divertire il pubblico → stile temperato/intermedio
  • Movere: suscitare con forza le emozioni → stile sublime e ricco

L'oratoria ciceroniana si divide in tre generi:

  • Il genere giudiziario comprende le orazioni pronunciate nei processi
  • Il genere deliberativo riguarda le orazioni su argomenti politici davanti al senato o al popolo
  • Il genere dimostrativo include le orazioni che elogiano persone vive (panegirici) o defunte (laudationes funebres)

💡 La "concinnitas" è la caratteristica principale dello stile ciceroniano: consiste nell'attenzione costante a disporre i membri del periodo secondo uno schema armonico e bilanciato, creando una struttura compatta e ordinata.

A partire dal 55 a.C., Cicerone scrisse una serie di opere dedicate a definire l'eloquenza ideale e i caratteri del perfetto oratore. Con queste opere (in particolare, il De oratore, il Brutus e l'Orator) cercò di dare una sistemazione teorica alle sue conoscenze ed esperienze pratiche.

La composizione di un'orazione seguiva fasi precise:

  1. Inventio: scelta degli argomenti adatti
  2. Dispositio: organizzazione degli argomenti per massima efficacia
  3. Elocutio: scelta dell'espressione linguistica più persuasiva
  4. Memoria: apprendimento mnemonico del discorso
  5. Actio (o pronuntiatio): la declamazione del discorso
Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Il pensiero politico: De re publica e De legibus

Nel De re publica, scritto tra il 54 e il 51 a.C., Cicerone riprende sia nella forma sia nei temi l'omonimo dialogo di Platone. A differenza del filosofo ateniese, però, Cicerone individua la forma statale ideale in una costituzione reale: quella romana del tempo degli Scipioni.

Il dialogo si svolge nel 129 a.C. nella villa di Scipione Emiliano, che con il suo amico Lelio è uno dei principali interlocutori. Cicerone analizza le tre forme di governo:

  • Monarchia (governo di uno solo) → a Roma: consoli
  • Aristocrazia (governo dei migliori) → a Roma: senato
  • Democrazia (governo del popolo) → a Roma: comizi

Ciascuna forma può degenerare rispettivamente in tirannide, oligarchia e oclocrazia (governo della folla senza freno). L'ideale ciceroniano è una costituzione mista che combini elementi di tutte e tre le forme, come quella romana.

💡 Particolarmente celebre è il "Somnium Scipionis" (Sogno di Scipione), la parte finale del De re publica, in cui l'Africano appare in sogno a Scipione Emiliano mostrandogli la piccolezza delle cose terrene e la beatitudine che attende nell'aldilà le anime dei grandi uomini di stato.

Ispirandosi ancora all'esempio di Platone, Cicerone completa il De re publica con il De legibus, un'opera sempre in forma dialogica in cui si discute dei fondamenti del diritto e delle leggi dello stato romano. La differenza principale rispetto a Platone è che Cicerone basa la discussione su un concreto corpus legislativo, non su una legislazione utopistica.

Attraverso queste opere, Cicerone si propone di diffondere un preciso messaggio politico: la figura dell'uomo di potere ideale corrisponde a quella dell'uomo colto, dotato di rettitudine morale e di equilibrato buonsenso, capace di risolvere la profonda crisi dei tempi.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Le opere filosofiche: un percorso di consolazione e riflessione

L'ultima fase della produzione di Cicerone è occupata da una profonda riflessione su temi filosofici. Dal 45 a.C. in poi, in coincidenza di eventi dolorosi (in particolare la morte dell'amata figlia Tullia), i lavori filosofici di Cicerone si intensificano notevolmente.

A questi anni risale l'Hortensius, un testo quasi interamente perduto che esortava allo studio della filosofia. Nelle sue opere filosofiche, Cicerone adotta per lo più la forma dialogica ispirata all'esempio platonico, affrontando varie branche di questa disciplina: la morale, la religione e la gnoseologia (teoria della conoscenza).

Il centro della ricerca morale ciceroniana è costituito dalla volontà di determinare il sommo bene e stabilire norme di comportamento per l'uomo della società romana. Il De finibus bonorum et malorum ("Sul sommo bene e il sommo male"), considerato da alcuni il capolavoro filosofico di Cicerone, passa in rassegna le posizioni di epicurei, stoici e accademico-peripatetici.

💡 Cicerone non è un filosofo originale ma un eccezionale divulgatore del pensiero greco. Il suo merito principale è aver creato un vocabolario filosofico latino, traducendo e adattando termini tecnici greci.

Il quadro teorico costruito nel De finibus cerca un'applicazione pratica nelle Tusculanae, dove Cicerone affronta il concreto rapporto con i turbamenti prodotti dalla realtà esterna. L'opera, divisa in cinque libri, tratta i temi della morte, del dolore, della tristezza, dei turbamenti dell'animo e della virtù come garanzia della felicità, costituendo una terapia per liberare l'animo dalle afflizioni.

In queste opere si percepisce la profonda partecipazione emotiva dell'autore agli argomenti trattati. Cicerone cerca di dare una risposta anche ai suoi personali interrogativi, offrendo allo stesso tempo un modello di condotta alla classe dirigente romana, nella speranza che questa possa recuperare il suo ruolo guida e superare il grave momento di crisi attraverso una forte presa di coscienza dei suoi doveri morali.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

Gli ultimi trattati e l'epistolario

Il De Officiis è un trattato di etica che comprende una dettagliata precettistica sui comportamenti da tenere nelle più diverse circostanze. Il termine officium traduce la parola greca kathekon ("ciò che si conviene"). L'opera si compone di tre libri che discutono dell'honestum (ciò che è moralmente giusto), dell'utile (ciò che è vantaggioso) e del conflitto fra questi due principi, particolarmente vivo in ambito politico.

Due importanti dialoghi filosofici scritti da Cicerone sono il Cato maior sive de senectute e il Laelius sive de amicitia, che trattano rispettivamente i temi della vecchiaia e dell'amicizia:

  • Il Cato maior riflette l'amarezza di Cicerone per una vecchiaia che comporta soprattutto la perdita del ruolo politico. Cicerone si proietta nella figura di Catone il Censore, un anziano che conserva intatti autorità e prestigio.

  • Diversa è l'atmosfera del Laelius, scritto durante il ritorno di Cicerone sulla scena politica. Il dialogo esplora il concetto romano di amicizia, che era soprattutto la creazione di legami personali a scopo di sostegno politico.

💡 Per conoscere la personalità autentica di Cicerone abbiamo il suo immenso epistolario: circa novecento lettere vere, non destinate alla pubblicazione, che mostrano un Cicerone "intimo" molto diverso da quello pubblico.

L'epistolario ciceroniano ha uno stile molto diverso da quello delle opere destinate alla pubblicazione: sono presenti colloquialismi e movenze proprie della lingua parlata, che rispecchiano il sermo cotidianus (il modo di parlare nella conversazione informale) delle classi elevate di Roma.

La concinnitas (dal verbo concinno, "riunire parti diverse in un corpo unico") è la caratteristica principale dello stile ciceroniano: consiste nell'attenzione costante a disporre i membri del periodo secondo uno schema armonico e bilanciato, producendo l'impressione di una struttura compatta e ordinata, priva di squilibri e dissonanze. È l'opposto dell'inconcinnitas, tipica di storici come Sallustio e Tacito, che ricercavano intenzionalmente una scrittura spezzata e irregolare.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
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Analisi di un capolavoro: l'incipit della Prima Catilinaria

L'inizio della Prima Catilinaria rappresenta un esempio perfetto dell'abilità retorica ciceroniana. Con il celebre attacco "Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?", Cicerone cattura immediatamente l'attenzione dell'uditorio e stabilisce il tono accusatorio dell'orazione.

La tecnica retorica è evidente nell'uso di numerosi espedienti stilistici:

  • Anafora: la ripetizione di "nihil" ("per niente") per enfatizzare l'audacia di Catilina che non si fa intimidire dalla vigilanza della città
  • Interrogative retoriche: incalzanti domande che non attendono risposta ma mirano a mettere all'angolo l'avversario
  • Antitesi: contrappone la "patientia" (pazienza) dei senatori alla "audacia" sfrenata di Catilina
  • Poliptoto: ripetizione della stessa parola in casi diversi per creare enfasi

💡 Il ritmo serrato delle interrogazioni iniziali crea un crescendo emotivo che culmina nell'esclamazione "O tempora, o mores!" ("O tempi, o costumi!"), espressione dello sdegno per la degenerazione morale dell'epoca.

La brillante organizzazione del discorso mette in evidenza l'isolamento di Catilina ("Catilina è solo contro tutti") e la legittimità dell'azione di Cicerone come console. L'uso del verbo alla fine della frase, tipico del latino ma qui enfatizzato, conferisce autorità e peso alle affermazioni.

L'incipit mostra perfettamente la capacità di Cicerone di combinare logica ed emozione: da un lato, elenca metodicamente le prove della colpevolezza di Catilina; dall'altro, trasmette indignazione morale e urgenza attraverso esclamazioni e cambi improvvisi di tono, come quando interrompe se stesso per esclamare "Vivit? Immo vero..." ("Vive? Anzi...").

Questa orazione dimostra la maestria ciceroniana nel dominare tutti i registri dell'eloquenza: probare (dimostrare), delectare (intrattenere) e movere (commuovere), rendendo la Prima Catilinaria uno dei capolavori indiscussi dell'oratoria di tutti i tempi.



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Marco Tullio Cicerone nacque nel 106 a.C. ad Arpino, in una famiglia benestante ma senza antenati senatori (era quindi un homo novus). La sua carriera politica fu rapida e brillante: questore in Sicilia nel 75, edile nel 69, pretore nel 66 e infine console nel 63, quando represse la congiura di Catilina.

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💡 Cicerone è l'autore latino di cui possediamo il maggior numero di opere: orazioni, trattati di retorica, politica e filosofia, oltre a un eccezionale epistolario, l'unico reale (non pensato per la pubblicazione) tramandatoci dall'antichità classica.

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Le orazioni anticlodiane e le Filippiche

La formazione del primo triumvirato fra Cesare, Pompeo e Crasso segnò un declino della fortuna politica di Cicerone. Un tribuno legato a Cesare, Clodio, presentò nel 58 una legge che portò all'esilio di Cicerone, accusato di aver messo a morte senza processo i congiurati catilinari. Fu richiamato a Roma l'anno successivo.

Tra le orazioni "anticlodiane" spicca la Pro Caelio (56 a.C.), in difesa di Marco Celio Rufo, un giovane brillante ed ex amante di Clodia, sorella del tribuno Clodio. Accusato di tentato avvelenamento nei confronti di Clodia, Celio trovò in Cicerone un difensore che abilmente distolse l'attenzione dai punti nodali del processo per attaccare la donna, dipinta come una meretrice e accusata perfino di rapporti incestuosi con il fratello.

💡 La Pro Caelio rappresenta un esempio concreto della strategia oratoria di Cicerone: spostare l'attenzione, dipingere ritratti memorabili e sfruttare i pregiudizi sociali a vantaggio del proprio assistito.

Gli scontri fra le bande di Clodio e di Milone culminarono nell'uccisione di Clodio nel 52. Cicerone assunse la difesa di Milone nella Pro Milone, considerata un capolavoro per l'equilibrio delle parti e l'abilità delle argomentazioni, basate sulla tesi della legittima difesa e sull'esaltazione del tirannicidio.

Dopo la vittoria di Cesare nella guerra civile, Cicerone ottenne il perdono del dittatore. Ma dopo l'assassinio di Cesare nel 44, quando Antonio cercò di assumere il potere, Cicerone pronunciò contro di lui le Filippiche (ne restano quattordici), il cui titolo allude alle requisitorie dell'oratore greco Demostene contro il re Filippo di Macedonia. Queste orazioni gli costarono la vita, portando alla sua proscrizione e alla sua uccisione per mano dei sicari di Antonio.

Cicerone
Cicerone fu uno dei massimi protagonisti delle vicende storiche,
politiche e culturali della Roma del I secolo a.C. La sua instanca

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Lingua e stile delle orazioni

Le orazioni ciceroniane mirano a persuadere gli ascoltatori, guadagnandone la simpatia e dirigendone le emozioni. Uno degli aspetti più caratteristici della prosa ciceroniana è la varietà dei toni e dei registri stilistici, le cui finalità sono indicate dallo stesso Cicerone con i verbi tecnici probare, delectare e movere:

  • Probare: dimostrare una tesi nel modo più chiaro possibile → stile semplice e lineare
  • Delectare: divertire il pubblico → stile temperato/intermedio
  • Movere: suscitare con forza le emozioni → stile sublime e ricco

L'oratoria ciceroniana si divide in tre generi:

  • Il genere giudiziario comprende le orazioni pronunciate nei processi
  • Il genere deliberativo riguarda le orazioni su argomenti politici davanti al senato o al popolo
  • Il genere dimostrativo include le orazioni che elogiano persone vive (panegirici) o defunte (laudationes funebres)

💡 La "concinnitas" è la caratteristica principale dello stile ciceroniano: consiste nell'attenzione costante a disporre i membri del periodo secondo uno schema armonico e bilanciato, creando una struttura compatta e ordinata.

A partire dal 55 a.C., Cicerone scrisse una serie di opere dedicate a definire l'eloquenza ideale e i caratteri del perfetto oratore. Con queste opere (in particolare, il De oratore, il Brutus e l'Orator) cercò di dare una sistemazione teorica alle sue conoscenze ed esperienze pratiche.

La composizione di un'orazione seguiva fasi precise:

  1. Inventio: scelta degli argomenti adatti
  2. Dispositio: organizzazione degli argomenti per massima efficacia
  3. Elocutio: scelta dell'espressione linguistica più persuasiva
  4. Memoria: apprendimento mnemonico del discorso
  5. Actio (o pronuntiatio): la declamazione del discorso
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Il pensiero politico: De re publica e De legibus

Nel De re publica, scritto tra il 54 e il 51 a.C., Cicerone riprende sia nella forma sia nei temi l'omonimo dialogo di Platone. A differenza del filosofo ateniese, però, Cicerone individua la forma statale ideale in una costituzione reale: quella romana del tempo degli Scipioni.

Il dialogo si svolge nel 129 a.C. nella villa di Scipione Emiliano, che con il suo amico Lelio è uno dei principali interlocutori. Cicerone analizza le tre forme di governo:

  • Monarchia (governo di uno solo) → a Roma: consoli
  • Aristocrazia (governo dei migliori) → a Roma: senato
  • Democrazia (governo del popolo) → a Roma: comizi

Ciascuna forma può degenerare rispettivamente in tirannide, oligarchia e oclocrazia (governo della folla senza freno). L'ideale ciceroniano è una costituzione mista che combini elementi di tutte e tre le forme, come quella romana.

💡 Particolarmente celebre è il "Somnium Scipionis" (Sogno di Scipione), la parte finale del De re publica, in cui l'Africano appare in sogno a Scipione Emiliano mostrandogli la piccolezza delle cose terrene e la beatitudine che attende nell'aldilà le anime dei grandi uomini di stato.

Ispirandosi ancora all'esempio di Platone, Cicerone completa il De re publica con il De legibus, un'opera sempre in forma dialogica in cui si discute dei fondamenti del diritto e delle leggi dello stato romano. La differenza principale rispetto a Platone è che Cicerone basa la discussione su un concreto corpus legislativo, non su una legislazione utopistica.

Attraverso queste opere, Cicerone si propone di diffondere un preciso messaggio politico: la figura dell'uomo di potere ideale corrisponde a quella dell'uomo colto, dotato di rettitudine morale e di equilibrato buonsenso, capace di risolvere la profonda crisi dei tempi.

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Le opere filosofiche: un percorso di consolazione e riflessione

L'ultima fase della produzione di Cicerone è occupata da una profonda riflessione su temi filosofici. Dal 45 a.C. in poi, in coincidenza di eventi dolorosi (in particolare la morte dell'amata figlia Tullia), i lavori filosofici di Cicerone si intensificano notevolmente.

A questi anni risale l'Hortensius, un testo quasi interamente perduto che esortava allo studio della filosofia. Nelle sue opere filosofiche, Cicerone adotta per lo più la forma dialogica ispirata all'esempio platonico, affrontando varie branche di questa disciplina: la morale, la religione e la gnoseologia (teoria della conoscenza).

Il centro della ricerca morale ciceroniana è costituito dalla volontà di determinare il sommo bene e stabilire norme di comportamento per l'uomo della società romana. Il De finibus bonorum et malorum ("Sul sommo bene e il sommo male"), considerato da alcuni il capolavoro filosofico di Cicerone, passa in rassegna le posizioni di epicurei, stoici e accademico-peripatetici.

💡 Cicerone non è un filosofo originale ma un eccezionale divulgatore del pensiero greco. Il suo merito principale è aver creato un vocabolario filosofico latino, traducendo e adattando termini tecnici greci.

Il quadro teorico costruito nel De finibus cerca un'applicazione pratica nelle Tusculanae, dove Cicerone affronta il concreto rapporto con i turbamenti prodotti dalla realtà esterna. L'opera, divisa in cinque libri, tratta i temi della morte, del dolore, della tristezza, dei turbamenti dell'animo e della virtù come garanzia della felicità, costituendo una terapia per liberare l'animo dalle afflizioni.

In queste opere si percepisce la profonda partecipazione emotiva dell'autore agli argomenti trattati. Cicerone cerca di dare una risposta anche ai suoi personali interrogativi, offrendo allo stesso tempo un modello di condotta alla classe dirigente romana, nella speranza che questa possa recuperare il suo ruolo guida e superare il grave momento di crisi attraverso una forte presa di coscienza dei suoi doveri morali.

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Gli ultimi trattati e l'epistolario

Il De Officiis è un trattato di etica che comprende una dettagliata precettistica sui comportamenti da tenere nelle più diverse circostanze. Il termine officium traduce la parola greca kathekon ("ciò che si conviene"). L'opera si compone di tre libri che discutono dell'honestum (ciò che è moralmente giusto), dell'utile (ciò che è vantaggioso) e del conflitto fra questi due principi, particolarmente vivo in ambito politico.

Due importanti dialoghi filosofici scritti da Cicerone sono il Cato maior sive de senectute e il Laelius sive de amicitia, che trattano rispettivamente i temi della vecchiaia e dell'amicizia:

  • Il Cato maior riflette l'amarezza di Cicerone per una vecchiaia che comporta soprattutto la perdita del ruolo politico. Cicerone si proietta nella figura di Catone il Censore, un anziano che conserva intatti autorità e prestigio.

  • Diversa è l'atmosfera del Laelius, scritto durante il ritorno di Cicerone sulla scena politica. Il dialogo esplora il concetto romano di amicizia, che era soprattutto la creazione di legami personali a scopo di sostegno politico.

💡 Per conoscere la personalità autentica di Cicerone abbiamo il suo immenso epistolario: circa novecento lettere vere, non destinate alla pubblicazione, che mostrano un Cicerone "intimo" molto diverso da quello pubblico.

L'epistolario ciceroniano ha uno stile molto diverso da quello delle opere destinate alla pubblicazione: sono presenti colloquialismi e movenze proprie della lingua parlata, che rispecchiano il sermo cotidianus (il modo di parlare nella conversazione informale) delle classi elevate di Roma.

La concinnitas (dal verbo concinno, "riunire parti diverse in un corpo unico") è la caratteristica principale dello stile ciceroniano: consiste nell'attenzione costante a disporre i membri del periodo secondo uno schema armonico e bilanciato, producendo l'impressione di una struttura compatta e ordinata, priva di squilibri e dissonanze. È l'opposto dell'inconcinnitas, tipica di storici come Sallustio e Tacito, che ricercavano intenzionalmente una scrittura spezzata e irregolare.

Cicerone
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Analisi di un capolavoro: l'incipit della Prima Catilinaria

L'inizio della Prima Catilinaria rappresenta un esempio perfetto dell'abilità retorica ciceroniana. Con il celebre attacco "Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?", Cicerone cattura immediatamente l'attenzione dell'uditorio e stabilisce il tono accusatorio dell'orazione.

La tecnica retorica è evidente nell'uso di numerosi espedienti stilistici:

  • Anafora: la ripetizione di "nihil" ("per niente") per enfatizzare l'audacia di Catilina che non si fa intimidire dalla vigilanza della città
  • Interrogative retoriche: incalzanti domande che non attendono risposta ma mirano a mettere all'angolo l'avversario
  • Antitesi: contrappone la "patientia" (pazienza) dei senatori alla "audacia" sfrenata di Catilina
  • Poliptoto: ripetizione della stessa parola in casi diversi per creare enfasi

💡 Il ritmo serrato delle interrogazioni iniziali crea un crescendo emotivo che culmina nell'esclamazione "O tempora, o mores!" ("O tempi, o costumi!"), espressione dello sdegno per la degenerazione morale dell'epoca.

La brillante organizzazione del discorso mette in evidenza l'isolamento di Catilina ("Catilina è solo contro tutti") e la legittimità dell'azione di Cicerone come console. L'uso del verbo alla fine della frase, tipico del latino ma qui enfatizzato, conferisce autorità e peso alle affermazioni.

L'incipit mostra perfettamente la capacità di Cicerone di combinare logica ed emozione: da un lato, elenca metodicamente le prove della colpevolezza di Catilina; dall'altro, trasmette indignazione morale e urgenza attraverso esclamazioni e cambi improvvisi di tono, come quando interrompe se stesso per esclamare "Vivit? Immo vero..." ("Vive? Anzi...").

Questa orazione dimostra la maestria ciceroniana nel dominare tutti i registri dell'eloquenza: probare (dimostrare), delectare (intrattenere) e movere (commuovere), rendendo la Prima Catilinaria uno dei capolavori indiscussi dell'oratoria di tutti i tempi.

Pensavamo che non l'avreste mai chiesto....

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4.9/5

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