L'Aminta: Una Fuga nella Natura
L'Aminta (1573) รจ una favola pastorale che Tasso rappresenta nei giardini dell'isola del Belvedere a Ferrara. ร un genere nuovo, diverso sia dalla commedia che dalla tragedia: non ha ambientazione cittadina nรฉ momenti comici, ma neppure lo stile sublime tragico.
La storia รจ semplice ma efficace: il pastore Aminta ama la ninfa Silvia, ma lei preferisce la caccia all'amore. Quando Silvia viene aggredita da un satiro, Aminta la salva ma lei fugge senza ringraziare. Disperato, Aminta si butta da un burrone. Solo quando crede di averlo perduto per sempre, Silvia scopre l'amore: le sue lacrime sul corpo "morto" di Aminta lo risvegliano e i due finalmente si uniscono.
Tasso attinge a fonti classiche (Virgilio, Ovidio, Orazio) e contemporanee (Poliziano, Sannazaro) per creare un mondo bucolico che rappresenta una fuga dalla realtร opprimente della corte. ร il desiderio di un mondo semplice, naturale, dove i sentimenti possono esprimersi liberamente.
L'opera contiene elementi autobiografici: il pastore Tirsi rappresenta Tasso stesso, mentre altri personaggi richiamano figure della corte ferrarese. ร la manifestazione letteraria del bisogno di evadere dal rigorismo controriformista.
Simbolismo: Il mondo pastorale dell'Aminta rappresenta tutto ciรฒ che la Controriforma sta soffocando: spontaneitร , naturalezza e libertร sentimentale.