Le Tragedie e la Concezione della Storia
Manzoni rivoluziona anche la tragedia con "Il Conte di Carmagnola" e "Adelchi". Infrange le unità aristoteliche per rendere il teatro più realistico e segue il modello inglese di Shakespeare invece di quello francese tradizionale.
In "Adelchi" emerge la sua concezione pessimistica della storia. Adelchi, figlio del re longobardo Desiderio, muore nella battaglia contro Carlo Magno. Sul letto di morte dice al padre una verità amara: è meglio essere sconfitti che avere il potere, perché "non resta che far torto, o patirlo".
Secondo Manzoni, la storia è dominata da una "feroce forza" che si fa chiamare diritto. Il potere ha sempre le mani sporche di sangue, e chi vuole rimanere dalla parte del giusto deve accettare di essere uno sconfitto. È una visione anti-classicista che rifiuta la celebrazione dei "grandi uomini".
La legge, che dovrebbe proteggere i deboli, in realtà è "la legge del più forte" che giustifica la violenza. Anche Carlo Magno, vincitore glorioso, è destinato a cadere perché tutti gli uomini sono mortali.
Rifletti: Per Manzoni è meglio subire il male che commetterlo - una visione cristiana molto profonda del potere.