L'incontro che cambia tutto
Immagina di tornare a casa una sera e trovare due tipi loschi che ti aspettano proprio dove la strada si biforca. È esattamente quello che succede a don Abbondio, il parroco del paese, quella sera del 7 novembre 1628.
I due individui sono facilmente riconoscibili come bravi - praticamente gli sgherri dell'epoca, uomini violenti al servizio dei potenti. Il loro messaggio è chiaro e minaccioso: don Abbondio non deve celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella previsto per il giorno dopo.
Quando i bravi pronunciano il nome di don Rodrigo prima di andarsene, don Abbondio capisce che non ha scelta. Quel nome suona come una condanna, perché nel Seicento i signorotti spagnoli avevano potere assoluto e garantivano impunità ai loro servitori.
💡 Curiosità storica: Manzoni inserisce una lunga digressione sulle "gride" (decreti) dei governatori lombardi per mostrarci che la violenza dei bravi era un problema reale e impossibile da risolvere.
La personalità di don Abbondio viene spiegata attraverso il suo "sistema di vita": rimanere neutrale sempre, e se proprio deve scegliere, stare dalla parte del più forte. Si era fatto prete non per vocazione, ma per sicurezza - anche se poi ha scoperto che neanche questo lo proteggeva abbastanza.
Tornato a casa sconvolto, don Abbondio cerca di nascondere l'accaduto a Perpetua, la sua domestica. Ma alla fine il bisogno di confidarsi vince, e le racconta tutto. Perpetua gli dà consigli sensati che lui però rifiuta, già pentito di aver parlato.