Renzo nei tumulti milanesi
La rivolta era iniziata con l'assalto a un forno da parte di una folla sempre più numerosa. Il capitano di giustizia, affacciatosi per calmare la gente, era stato colpito da un sasso e costretto alla ritirata. Renzo viene trascinato dalla folla e si trova coinvolto nei tumulti.
La folla si dirige verso la casa del vicario di provvisione, ritenuto responsabile della mancanza di pane. Il povero vicario, terrorizzato, si nasconde in soffitta mentre i servitori barricano porte e finestre.
Renzo parteggia per la folla perché la vede come una richiesta di giustizia, ma si oppone quando sente voci che chiedono la morte del vicario. Arriva il cancelliere Ferrer, considerato "l'amico del popolo", che con abili manovre demagogiche riesce a salvare il vicario facendolo salire segretamente sulla sua carrozza.
Renzo aiuta Ferrer a farsi strada tra la folla, convinto che sia davvero un uomo di giustizia. La gente è entusiasta, credendo che finalmente le cose cambieranno, mentre il vicario terrorizzato pensa di ritirarsi a fare l'eremita.
Ricorda: Ferrer è un tipico politico demagogo che promette tutto a tutti senza risolvere nulla.
La folla si disperde in piccoli gruppi che commentano l'accaduto. Renzo, eccitato dall'esperienza, prende la parola e collega i fatti milanesi alla sua storia personale: parla di ingiustizie, prepotenze e propone addirittura un'alleanza del popolo per restaurare la giustizia.