Dal Naturalismo al Verismo Italiano
Il Verismo italiano nasce dall'incontro con il naturalismo francese, ma sviluppa caratteristiche originali. Luigi Capuana, incontrando "L'Ammazzatoio" nel 1877, trova la strada per rinnovare la letteratura italiana ormai stanca della prosa manzoniana.
Capuana, Verga e De Roberto diventano i fondatori del movimento verista, documentando la vita quotidiana delle plebi meridionali osservandole "dal vero". Come i naturalisti, adottano l'impersonalità del narratore, le descrizioni oggettive e trame semplici focalizzate sulla rappresentazione della realtà.
La grande innovazione verista è la tecnica della regressione: il narratore non solo deve essere impersonale, ma deve "regredire" al livello culturale dei personaggi, mostrando la realtà come la vedono loro. Questo porta l'impersonalità all'estremo.
La differenza principale con i naturalisti sta nella visione della società: mentre Zola crede nel progresso e nella possibilità di cambiamento, i veristi vedono la società come immutabile. Per questo non propongono denunce o soluzioni, ma si limitano a rappresentare una realtà che considerano eterna.
💡 Caratteristica distintiva: I veristi osservano società rurali e di villaggio, immutate da secoli, mentre i naturalisti studiano la società urbana industriale in continuo cambiamento.