Il Primo Novecento: Italo Svevo e la Letteratura dell'Inetto
Il primo Novecento letteratura italiana si caratterizza per una profonda trasformazione nella figura dell'intellettuale, esemplificata perfettamente da Italo Svevo. Nato come Aron Hector Schmitz nel 1861 a Trieste, Svevo rappresenta un nuovo tipo di scrittore, distante dalla tradizionale figura del letterato italiano. La sua formazione culturale, influenzata dalla posizione geografica di Trieste come crocevia di culture, abbraccia elementi italiani, tedeschi e slavi, creando una prospettiva letteraria unica nella letteratura italiana del '900.
La peculiarità di Svevo risiede nella sua doppia identità di imprenditore e scrittore. Dopo il fallimento del padre, si trova costretto a lavorare in banca e successivamente nell'azienda del suocero, mantenendo però sempre viva la passione per la letteratura. Questa duplice natura si riflette profondamente nella sua opera, dove l'analisi della psicologia borghese si intreccia con temi esistenziali profondi.
Definizione: L'inetto sveviano è un personaggio che incarna l'inadeguatezza dell'intellettuale moderno di fronte alla vita pratica, caratterizzato da una profonda autocoscienza che lo paralizza invece di spingerlo all'azione.
La formazione culturale di Svevo è straordinariamente ricca e variegata. Si nutre della filosofia di Schopenhauer, Nietzsche e Marx, della teoria evoluzionistica di Darwin e, crucialmente, della psicoanalisi di Freud. Questi riferimenti culturali non rimangono mere influenze, ma vengono rielaborati in una visione originale che caratterizza i suoi romanzi, in particolare "Una vita", "Senilità" e "La coscienza di Zeno".