Centro e periferia: la critica all'omologazione
A differenza di Montale ed Eliot, che temevano la perdita dei valori borghesi, Pasolini denunciava la perdita delle culture popolari alternative. Secondo lui, la massificazione minacciava i valori dei dominati, non quelli dei dominatori.
Il pericolo non era che la borghesia si "popolarizzasse", ma che il popolo si borghesizzasse, assumendo passivamente i valori del consumo. La civiltà di massa omologava tutte le culture, degradando sia quelle alte che quelle popolari.
Con la seconda rivoluzione industriale degli anni Cinquanta, l'Italia rurale stava scomparendo. Gli effetti più evidenti di questa mutazione antropologica si vedevano nella lingua: nasceva una nuova lingua tecnico-scientifica unitaria, controllata dagli interessi aziendali.
Centro e periferia erano i termini-chiave della polemica pasoliniana. Il Centro rappresentava il nuovo Potere consumistico; la periferia il patrimonio delle culture popolari ormai sopraffatte.
💡 Ricorda: Pasolini usava un linguaggio estremo e perentorio perché voleva scuotere i lettori dalla passività verso l'omologazione culturale.