Canto XXXIII - La visione di Dio
Nell'Empireo, luogo della dimora divina, Dante si prepara all'incontro con Dio grazie alla guida di San Bernardo, che ha sostituito Beatrice. Il canto si apre con una toccante preghiera alla Vergine Maria, in cui Bernardo chiede la sua intercessione affinché Dante possa contemplare l'essenza divina.
La struttura della preghiera ricalca l'Ave Maria e si conclude con la richiesta che Dante possa conservare, una volta tornato sulla Terra, il ricordo della visione divina. Maria, senza parlare, rivolge lo sguardo a Dio, concedendo così la grazia richiesta.
Dante fissa lo sguardo nella luce divina e, quanto più lo sguardo si fa intenso, tanto più riesce a penetrare i misteri dell'infinito. Il poeta confessa ripetutamente i limiti del linguaggio umano: le parole non possono esprimere ciò che ha visto, così come al risveglio non si ricorda il sogno appena fatto.
💡 I misteri divini della Trinità e dell'Incarnazione sono accessibili solo attraverso l'intuizione e l'estasi mistica, non attraverso la razionalità. Dante ci mostra che la fede, ai suoi vertici più alti, supera i limiti della ragione umana e del linguaggio.
Nella visione finale, Dante scorge tre cerchi che rappresentano la Trinità e, nel secondo cerchio, intravede il mistero dell'Incarnazione. Il canto, e con esso l'intera Commedia, si conclude con l'immagine della mente del poeta che, ormai in perfetta armonia con la volontà divina, è mossa dall'amore "che move il sole e l'altre stelle".