Le lingue volgari: Dalla strada ai capolavori
Le lingue romanze (italiano, francese, spagnolo, ecc.) nascono dalla fusione del latino parlato con le lingue delle popolazioni barbariche. Il latino parlato è molto diverso da quello scritto: mentre quello scritto rimane stabile, il parlato si trasforma continuamente mescolandosi con altre lingue.
Quando il popolo non riesce più a capire il latino della chiesa, nel Concilio di Tours dell'813 il Papa ordina a vescovi e parroci di predicare in volgare. Le lingue volgari non si formano tutte insieme: francese e tedesco esistevano già prima, come dimostra un trattato dei nipoti di Carlo Magno tradotto nelle loro lingue per i soldati.
Inizialmente il volgare è solo parlato, poi si sente la necessità di scriverlo per motivi pratici e infine per creare vera letteratura. Le prime lingue letterarie sono la lingua d'Oil (nord Francia) e la lingua d'Oc (sud Francia).
L'Italia conquista una lingua letteraria unitaria solo nel 1300 con il toscano illustre usato da Dante, Petrarca e Boccaccio. Prima di loro, il volgare italiano scritto è documentato dall'indovinello veronese, dal placito cassinese e dall'iscrizione di San Clemente.
La cultura nell'Alto Medioevo è monopolio dei chierici attraverso scuole parrocchiali ed episcopali. Nel Basso Medioevo nascono le prime scuole laiche e le università, permettendo anche ai borghesi di accedere all'istruzione.
Curiosità: Il volgare nasce dalla necessità pratica di comunicare, ma diventa lo strumento dei più grandi capolavori letterari.