La Vergine Cuccia: Satira Anti-Aristocratica
L'episodio della "Vergine Cuccia" è il capolavoro satirico di Parini. Durante un pranzo con un vegetariano (cosa molto snob all'epoca), la dama racconta un "fero giorno" (giorno terribile) legato alla sua cagnolina.
La cuccia è descritta con aggettivi elevati: "bella e vergine" (come la Madonna!), educata dalle Grazie in persona. È diventata una specie di divinità agli occhi della padrona. Giocando, dà un piccolo morso al piede di un servo.
Il servo viene subito definito "villano" (rozzo) e "audace" (sfacciato che non sa stare al posto). Con il "piede sacrilego" (ha commesso un sacrilegio!) lancia via la cagnolina. La reazione è sproporzionata: la cuccia rotola tre volte, soffia polvere dalle narici e guaisce.
Il suo lamento fa eco nelle stanze (richiamo mitologico), i servi mesti accorrono (già sanno cosa succederà), le damigelle pallide e tremanti scendono dai piani alti. La dama quasi sviene, la rianimano con le essenze, chiama tre volte la "vergine cuccia" (come un rito).
La condanna del servo è immediata: vent'anni di servizio fedele non contano nulla. Viene cacciato, perde le referenze, nessuno lo assume più. Il "misero" finisce a mendicare con moglie e figli.
Ironia finale: finalmente la "vergine cuccia", divinità placata dai sacrifici umani, se ne va "superba" - soddisfatta della vendetta ottenuta.
💡 Tecnica: Parini usa aggettivi "esornativo" (vergine per una cagna) e cambia punto di vista per mostrare l'assurdità della situazione!