Struttura e tecnica poetica
"La quiete dopo la tempesta" è una canzone libera composta da tre strofe di settenari ed endecasillabi. Leopardi mescola sapientemente termini arcaici (augelli, romorio, fassi) con parole quotidiane (gallina, tempesta, artigiano), creando un contrasto di registro originalissimo.
Le figure retoriche sono funzionali al messaggio: gli enjambements creano suspense, le anafore ("Ecco il sol che ritorna, ecco sorride") sottolineano la gioia del momento, l'allitterazione della R nei versi 9-10 imita i rumori delle attività umane.
Particolarmente efficace è l'onomatopea del verso 23 che riproduce il cigolio del carro, e la personificazione del sole che "sorride" sui colli. La metafora "Piacer figlio d'affanno" racchiude in tre parole tutta la filosofia leopardiana.
💡 Per l'analisi del testo: Nota come Leopardi colleghi le strofe con rime semantiche offese/cortese che uniscono il discorso sulla sofferenza umana con quello sulla natura crudele.
La tecnica del "vago e indefinito" rende tutto più suggestivo: non abbiamo descrizioni precise ma impressioni che stimolano l'immaginazione del lettore.