Il Proemio e l'Ira di Giunone
Virgilio apre l'Eneide con un verso leggendario: "Canto le armi e l'uomo". Questa formula geniale unisce i due grandi poemi omerici - le armi richiamano l'Iliade e le sue battaglie, mentre l'uomo richiama l'Odissea e i viaggi di Ulisse.
Enea è l'eroe protagonista, un sopravvissuto alla distruzione di Troia che deve raggiungere l'Italia per volere del fato. Il suo destino è grandioso: fondare una città sulle rive lavinie e dare origine alla stirpe che costruirà Roma. Ma questo viaggio sarà tutt'altro che facile.
La dea Giunone è la grande antagonista della storia. Il suo odio verso i troiani ha radici profonde e personali: il giudizio di Paride (che non la scelse come la più bella), la profezia che una stirpe troiana distruggerà la sua amata Cartagine, e la preferenza di Giove per il troiano Ganimede come coppiere.
💡 Ricorda: Le Parche (Cloto, Lachesi e Atropo) sono le dee del destino che tessono, misurano e tagliano il filo della vita. Anche loro hanno stabilito che Cartagine cadrà per mano dei discendenti di Enea.
Virgilio ci fa capire subito che questo non sarà solo un poema di avventure, ma una riflessione profonda sul fato e sulla pietas - il senso del dovere che guiderà Enea verso il suo destino.