L'interrogatorio di Arena e le categorie umane
Mariano Arena è il vero boss, l'uomo che comanda dietro le quinte. Il capitano lo affronta puntando sulle finanze: Arena ha depositato 54 milioni in tre banche diverse, cifre impossibili da giustificare con i suoi terreni. È la strategia vincente - colpire al portafoglio piuttosto che cercare prove penali.
Arena rivela la sua filosofia di vita dividendo l'umanità in categorie: "uomini, mezz'uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà". Per lui Bellodi è un "uomo vero" perché non abusa del potere, mentre Dibella era un "quaquaraquà" (la categoria più spregevole).
Il capitano costruisce un'ipotesi brillante: forse Dibella, preso dal rimorso, era andato da Arena a confessare di aver rivelato informazioni ai carabinieri. Questo spiegherebbe perché Arena lo considerasse un traditore meritevole di morte.
La conversazione tocca temi profondi come la religione e la verità. Arena sostiene che "la verità sta in fondo a un pozzo", mentre il capitano replica che Dibella, scrivendo quella lettera prima di morire, aveva già toccato il fondo - e quindi la verità.
Psicologia del potere: Arena rispetta Bellodi proprio perché non piega le regole - un paradosso che rivela come anche i criminali riconoscano il valore dell'onestà.