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Giovanni Verga (vite e opere)

28/11/2022

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VERGA: nasce 31 agosto 1840 a Catania
3 fasi: 1. Fase giovanile (prime prove letterarie al 1880 - prima raccolta novelle VITA DEI
CAMPI); 2.

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VERGA: nasce 31 agosto 1840 a Catania 3 fasi: 1. Fase giovanile (prime prove letterarie al 1880 - prima raccolta novelle VITA DEI CAMPI); 2. fase verista (1880 - inizio anni 90 - romanzi I MALAVOGLIA 1881, MASTRO DON GESUALDO 1889, NOVELLE RUSTICANE 1882, CAVALLERIA RUSTICANA - maggiori soddisfazioni economiche) 3. 1893 torna in Sicilia (dopo 20 anni a Milano) - teatro, educazione nipoti, cura delle terre di famiglia. Ha una crisi creativa e scrive e riscrive senza concludere il terzo libro "della serie dei vinti" LA DUCHESSA DI LEYRA. I ROMANZI MONDANI: 1872, a milano e frequenta intellettuali e collabora alle riviste letterarie. Tra 1873-1876 escono Romanzi mondani (EVA, TIGRE REALE E EROS), primo insuccesso e si rifiuta di pubblicare altri. NEDDA: 1874, pubblicato per pochi soldi su una rivista, tanto successo e viene ristampato in un volume autonomo con sottotitolo BOZZETTO SICILIANO. lascia da parte romanzi mondani e continua con racconti in Sicilia CICLO DEI VINTI: composto da 5 testi che analizzano 5 classi sociali (vinti: chi vuole passare da un ceto all altro) - GLI ULTIMI DUE SONO SOLO TITOLI (ha processo legale vs Pietro Mascagni perché non gli da i diritti d'autore nella messa in scena DELLA CAVALLERIA RUSTICANA) I MALAVOGLIA: soprannome della famiglia (che al contrario dal nome avevano molta voglia di lavorare...

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Didascalia alternativa:

- lavoratori/pescatori) MASTRO DON GESUALDO: muratore con tanti soldi, ceto più alto dei pescatori e vuole acquisire un ceto nobiliare. Sposa una nobile che è più povera di lui. Non viene accettato dai nobili perché ha lavorato e non viene più accettato dagli operai perché li ha traditi. (Vinto) LA DUCHESSA DI LEYRA: non lo termina, borghesia - parla della figlia di Mastro ONOREVOLE SCIPIONI: uomini politici - non si interessavano di soldi ma della gloria L'UOMO DI LUSSO: re 2 RACCOLTE PRINCIPALI: NOVELLE RUSTICANE e VITA DEI CAMPI (non solo vita dei contadini ma anche altre classi sociali - pessimismo ancora più nero) TEMI: - DELL'ESISTENZA: come continua lotta per denaro e conquista del rispetto sociale, per futuro dei figli e nipoti, per la semplice sopravvivenza; -TEMA DELLA FAMIGLIA: come legame sacro, luogo ipocrisia e inganno; -TEMA DELL'ACCUMULO DELLA "ROBA": sacrificio ogni valore umano. TECNICA: - ARTIFICIO REGRESSIONE (far sparire autore, impersonalità); -USO STILE INDIRETTO LIBERO (forma di narrazione scritta in terza persona, mantenendo alcuni elementi principali di un narratore in prima persona - autore descrive loro emozioni/pensieri pur mantenendosi sull'osservazione. I MALAVOGLIA (serie dei vinti): 1 PT: famiglia di pescatori, vivono a ACI TREZZA. Ntoni parte per la leva (per 5 anni) e la famiglia perde un lavoratore (fonte reddito) e quindi Padron Ntoni (nonno) compra dall'usuraio del paese una PARTITA DI LUPINI (legumi dolci) per poi rivendere a RIPOSTO (porto non lontano) e offre come garanzia del prestito la casa. Durante il viaggio la PROVVIDENZA fa naufragio e Bastianazzo muore. 2PT: famiglia si impoverisce, lasciano casa ipotecata e vanno a lavorare. Ntoni, tornato da Napoli (soldato) è rimasto affascinato dalla vita della città e non vuole rifare il pescatore. Quando la madre muore decide di andare in cerca di fortuna. Le cose peggiorano e i malavoglia costretti a vendere barca. 3PT: Ntoni torna povero (come partito), fa il contrabbandiere e diventa amante di Santuzza (ostessa). Nasce rivalità con don Michele (voleva Santuzza). Durante una rissa Ntoni accoltella Michele e finisce in prigione. Umiliazione del padron Ntoni troppo grande, viene rinchiuso in un ospizio dove muore nel momento in cui Alessi (nipote prediletto) va a prenderlo per riportarlo alla casa che ha riscattato con tanti sacrifici. Ntoni esce dalla prigione e va a salutare il fratello Alessi, comprende il danno della reputazione della sua famiglia e se ne va da Aci Trezza per sempre, mentre sorge un altra alba sul villaggio. LA ROBA (novelle rusticane): novella, ritratto essere umano che ha a cuore solo i suoi interessi. Grazie a una vita di lavoro, il contadino Mazzarò è diventato uno dei più ricchi. Per arrivare lì ha dovuto sacrificare gli amici, gli affetti familiari, i piaceri della vita. Ma la vita non dura in eterno. MASTRO DON GESUALDO (serie dei vinti - dopo malavoglia): 1PT: a Vizzini (provincia Catania) nel 1820. Incendio casa dei Trao (famiglia aristocratici decaduti - don Diego/Ferdinando e Bianca). Nei soccorsi si distingue Gesualdo Motta (protagonista) che ha paura che il fuoco arrivi fino alla sua casa quindi si attiva il più possibile per spegnerlo. Gesualdo è già benestante, era muratore e ha buona posizione sociale e economica. La gente del paese lo chiama "don" in segno di rispetto, i notabili "mastro-don" per differenziarlo dalle famiglie nobili. Viene convinto da LUPI (prete) a sposare Bianca Trao. In realtà pensato da baronessa Rubiera, suo figlio (ninì Rubiera) stava con Bianca Trao, Baronessa vuole che bianca si sposi per salvare onore la famiglia in modo che Ninì possa sposare una ricca nobildonna. Gesualdo sposa Bianca, lui non la ama ma pensa che l'alta società cosi lo accolga. 2PT: Gesualdo diventa uno dei più grandi proprietari terrieri, c'è una voce che a Palermo c'è una rivolta (MOTI CARBONARI 1820) che arriveranno anche a Vizzini. Gesualdo si unisce ai ribelli per paura di perdere beni. Nella notte Don Diego (papà di Bianca) muore e Bianca partorisce Isabella (probabile figlia di Nini) 3PT: progressivo declino di Gesualdo. A 5 anni Isabella va al collegio dalle monache ma compagne rinfacciano la sua origine plebea. Durante epidemia colera Isabella torna a casa e rimane colpita da squallore degli abitanti. Si innamora di Corrado La Gurma, giovane di stirpe nobile che Gesualdo accoglie. I due giovani fuggono ma Gesualdo fa arrestare Corrado e per cancellare il disonore fa sposare la figlia con il duca di Leyra (nobile palermitano). 4PT: Gesualdo si trasforma in vinto. Bianca si ammala di tubercolosi e la figlia lo detesta. Durante i moti del 1848 sta in disparte e i suoi nemici gli mandano il popolo inferocito a distruggere le sue proprietà. Vecchio, malato e solo si trasferisce al palazzo dei Leyra (Palermo), il genero approfitta delle condizioni per rubagli soldi e li muore tra indifferenza della famiglia e disprezzo servi.